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Cronaca

In carcere dopo la condanna, si toglie la vita impiccandosi a 45 anni

"Non ce la faccio più, non posso continuare così": è quanto scriveva Roberto Franzè nelle sue lettere dal carcere. Una tragedia annunciata.

Lo scorso ottobre il 45enne Roberto Franzè era stato condannato a tre anni di reclusione, in primo grado e con rito abbreviato: calabrese di origini ma da una vita di casa nel Bresciano, mercoledì Franzè si è suicidato verso le 11 del mattino nel carcere di Ascoli Piceno, dov'era detenuto da qualche tempo. Sembra si sia tolto la vita impiccandosi in cella con le lenzuola, approfittando dell’assenza dei compagni usciti per l’ora d’aria.

L'ultima condanna era avvenuta per tentata estorsione nei confronti di due imprenditori residenti nella Bassa bresciana e titolari di un'azienda che operava tra le province di Brescia e Bergamo. Insieme ad altri due complici, avrebbe tentato di estorcere 100mila euro ai detti imprenditori, paventando anche conoscenze e contatti con la 'ndrangheta. Questo perché, a detta della difesa di Franzè, la moglie di quest'ultimo sarebbe stata licenziata quando era in maternità.

"È stato un suicidio annunciato da lettere quotidiane ai magistrati titolari dei procedimenti nei quali era indagato – hanno dichiarato i suoi legali –. Non ce la faccio più, non posso continuare così: è quanto scriveva nelle sue lettere inviate dal carcere. Il proposito suicidario era stato di nuovo comunicato alle istituzioni competenti. Franzè aveva riferito di essere ridotto a 50 chili di peso, di vomitare ogni giorno oltre ad essere sofferente delle patologie psichiche documentate agli atti".

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