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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Via Francesco Crispi

Strage di piazza Loggia: "Si apre la strada della riconciliazione"

Lunedì 27 luglio alla Casa Della Memoria si sono riuniti tutti coloro che in questi anni hanno lottato per arrivare alla verità storica e processuale sulla strage del 28 maggio del '74

Si respira un'aria diversa dal solito al primo piano della palazzina di via Crispi 2, a Brescia. Il profumo di giustizia emanato dalla sentenza dalla seconda sezione della corte di Appello di Milano che condanna Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte all'ergastolo per la strage di Piazza Loggia e al risarcimento delle parti civili (in tutto 6 milioni e 180 mila euro). 

Quattro pagine lette d'un fiato da coloro che da 41anni combattono per ricostruire la verità storica e processuale: i parenti delle vittime, i sopravvissuti alla bomba, i legali. Non si sono mai arresi: non li hanno scoraggiati tutti i depistaggi e i silenzi forzati. Manlio Milani, che ha guidato il comitato dei parenti delle vittime, presiedendo l'associazione Casa della Memoria, siede a capotavola: ha l'aria stanca, ma soddisfatta. Accanto a lui il Sindaco di Brescia Emilio del Bono e Marco Fenaroli, assessore alla partecipazione dei cittadini. Seduti intorno al tavolo: gli avvocati delle parti civili, i parenti delle 8 vittime della strage del 28 maggio '74, i rappresentanti dei sindacati e della sezione bresciana dell'Anpi.

 Il microfono è passato di mano in mano, perché ognuno esprimesse le proprie considerazioni su una verità giudiziaria che dà nomi alle tragedia avvenuta e smentisce i diversi tentativi di negare il portato ideologico della destra eversiva e i collegamenti con i servizi segreti. Un punto di partenza per comprendere e far luce sulla strategia del terrore e sugli anni di piombo (concetto condiviso e ribadito da tutti gli astanti). Si è parlato di riconciliazione e di confronto per approfondire il capitolo di storia che va dal '69 al '74 e del valore politico della sentenza. Riflessioni che saranno condivise con la cittadinanza venerdì 31 luglio, quando in piazza Loggia arriveranno i partecipanti della staffetta podistica Milano-Brescia-Bologna: la manifestazione promossa dall' Anpi per ricordare le vittime della strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980), quella di piazza Fontana a Milano (12 dicembre '69) oltre a quelle di piazza della Loggia. 

 Michele Bontempi, il cui padre è stato ferito nella strage, avvocato di parte civile nei vari processi, si è soffermato proprio sul tempo impiegato per arrivare alla condanna di Tramonte e Maggi: " Ci sono voluti 41 anni per arrivare ad una verità, non si tratta certo di un'anomalia casuale.  Le carte di Tramonte erano a disposizione già a pochi giorni dalla strage. Per quanto concerne la riconciliazione serve la disponibilità di entrambe le parti. Carlo Maria Maggi si è sempre proclamato innocente, non hai mai preso le distanze dalla strage e non ha mai detto che era un fatto grave e sbagliato."

Redento Peroni la mattina del 28 maggio del '74 era in piazza Loggia. Aveva 36 anni e ad aspettarlo a casa c'erano la moglie e le tre figlie. " Mi sono salvato grazie a Bartolomeo Talenti (una delle 8 vittime ndr), poco prima che esplodesse la bomba mi ha preso per un braccio e mi ha trascinato sotto il portico. Pioveva e non voleva che mi bagnassi, mi sono appoggiato a lui e poco dopo è scoppiata la bomba: il suo corpo e quello di Euplo Natali (anch'egli deceduto nella strage ndr) mi hanno fatto da scudo. Sono stato anni senza parlare di quella mattina; ho cominciato a farlo quando sono diventato nonno, perchè era giusto che i miei nipoti sapessero. Non ero in aula quando è stata emessa la sentenza, ma quando l'ho saputo sono esploso di gioia, mi auguro solo che sia finita e che la cassazione, se verrà presentato ricorso, non ribalti tutto. Ho sognato e sudato tutta la notte antecedente alla condanna di Maggi e Tramonte, ero molto teso." Come Manlio Milani anche Peroni non vuole vedere Maggi dietro alle sbarre di un carcere: "Se non sta bene è giusto che sconti la pena altrove, l'importante è che sia sottoposto a una serie di vincoli e di regole. Non lo scuso, ma lo perdono dal punto di vista umano e sono aperto al confronto".

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