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Cronaca

Staminali, Balduzzi risponde a Celentano: "Sofia può continuare le cure"

"Se a seguito di pronunce dei giudici - si legge in una nota - viene dato comunque corso all'ulteriore impiego di tali cellule su alcuni pazienti, non sussistono specifiche ragioni per escludere che possano proseguire la stessa terapia"

"Sto seguendo personalmente e da molti giorni questa vicenda perché la soluzione da dare sia rispettosa delle leggi e delle esigenze di sicurezza scientificamente accertate. La soluzione che in data odierna abbiamo suggerito potrà consentire alla piccola Sofia di proseguire con il trattamento già iniziato con la prima infusione a condizione che i suoi genitori diano il consenso informato. Non escludo altre forme di intervento che devono comunque rispettare le esigenze di sicurezza della salute pubblica, perché ne va della salute di tutti".

Lo ha detto, in un comunicato, il ministro della salute, Renato Balduzzi, rispondendo ad Adriano Celentano, che in questi giorni si sta impegnando personalmente sulla vicenda della piccola Sofia, seguita da giorni da tutta la penisola dopo un servizio de "Le Iene" su Italia Uno.

Nel pomeriggio, ricorda la nota, "in un comunicato, il Ministero della Salute aveva fornito il proprio parere e quello dell'Iss e dell'Aifa sull'accesso al metodo Stamina da parte di pazienti che hanno già avuto un primo trattamento. Il Ministro della salute ha interpellato il Presidente dell'Istituto superiore di sanità e il Direttore generale dell'Aifa sugli aspetti sanitari conseguenti ai complessi e non omogenei interventi dei giudici ordinari e amministrativi sull'impiego delle cellule staminali preparate presso l'Ospedale di Brescia secondo il metodo Stamina. Il Presidente dell'Iss e il Direttore generale dell'Aifa, nel ricordare che le cellule staminali predette risultano preparate non in conformità alle previsioni di legge e in laboratorio non autorizzato, hanno comunque osservato che, se a seguito di pronunce dei giudici viene dato comunque corso all'ulteriore impiego di tali cellule su alcuni pazienti, non sussistono specifiche ragioni per escludere che possano proseguire la stessa terapia i diversi pazienti che, a giudizio dei medici dell'Ospedale di Brescia, hanno avuto un primo trattamento, senza che si siano verificati effetti indesiderati di rilievo, purché, in ogni caso, permanga il consenso informato del paziente o dei genitori del minore alla prosecuzione della cura".

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