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Sofia: no alla cura, solo un'infusione. La mamma: «Una doccia fredda»

L'infusione è stata infatti concessa per "responsabilità morale", ma manca l'autorizzazione delle Autorità sanitarie, o giudiziarie, sull'intero trattamento

Sofia potrà essere sottoposta solo alla seconda infusione di staminali ma non potrà proseguire la cura. "La direzione del Civile - spiega la mamma Caterina Ceccuti - fa sapere che la bimba ha diritto ad una sola infusione presso questa struttura. Non è previsto il completamento della terapia come speravamo, a meno di un imposizione da parte delle autorità giuridiche o sanitarie nei confronti dell'ospedale".

Una "doccia fredda", come la definisce Caterina: "Il dramma - spiega - sta nel fatto che anche stavolta non é garantita la continuità terapeutica necessaria alla bambina per stabilizzare i risultati ottenuti. Dunque la nostra lotta per il diritto alla vita di Sofia non è ancora finita purtroppo".

Il Civile provvederà oggi a sottoporre Sofia all'infusione, spiega in una lettera al Ministero, all'Aifa e al legale della famiglia il direttore generale dell'ospedale di Brescia Ermanna Derelli, per "responsabilità morale" nei confronti della piccola paziente.

"Resta fermo - scrive Derelli - che tale impegno dell'azienda è limitato al caso di Sofia e limitatamente alla seconda infusione. Si precisa che detta scelta non potrà riguardare altri casi o le successive infusioni per la piccola Sofia, in mancanza di precise e formali decisioni delle Autorità sanitarie e/o giudiziarie, che autorizzino o impongano la somministrazione della terapia con cellule non prodotte in cell factories autorizzate". Sofia, dunque, allo stato attuale, non potrà avere le ulteriori 3 infusioni (il ciclo è di 5 e quella iniziale fu fatta in dicembre prima che un giudice fiorentino intimasse lo stop alla terapia).

Per l'avvocato Giuseppe Conte, legale della famiglia, "è impensabile che a Sofia sia nuovamente sottratta la speranza, alimentata in seguito alla prima infusione, di una migliore qualità della vita. E' impensabile offrire ai suoi genitori la prospettiva di rivivere l'angoscia già sperimentata in coincidenza con l'attesa della seconda infusione".

"I tempi della malattia di Sofia e l'accelerazione da questa impressa - prosegue l'avvocato - non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità - in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza - di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato".

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