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Cronaca

"Ossessione sessuale" per una massaggiatrice cinese: stalker nei guai

L’uomo ha violato più volte il divieto di avvicinarsi alla donna ed è finito in carcere

Non poteva avvicinarla, perché cosi aveva stabilito il giudice nel precedente processo per 'stalking', ma non riusciva proprio a stare lontano dalla massaggiatrice cinese per la quale aveva letteralmente perso la testa. Diverse volte avrebbe violato l’ordine per raggiungere il centro massaggi dove lavora la donna, collezionando due arresti e due processi per direttissima in pochissimi giorni.

Due arresti in pochi giorni

Protagonista dell’ennesima storia di stalking è Marco, un uomo di 52 anni. È finito in manette, la prima volta, il 25 aprile scorso, quando si era presentato fuori dal centro massaggi dove la vittima lavora. Lei, terrorizzata, aveva impugnato lo spray al peperoncino e chiesto aiuto ai carabinieri. Processato per direttissima per aver violato il divieto di avvicinarsi alla donna, il 52enne era stato sottoposto ai domiciliari. Non avrebbe dovuto uscire di casa per nessuna ragione: invece tre giorni dopo si sarebbe presentato, ancora, al centro massaggi. Risultato? La massaggiatrice, che lui continuava imperterrito a seguire e a tentare di avvicinare, ha chiamato la polizia ed è stato di nuovo arrestato: questa volta per aver violato i domiciliari. E per lui si sono pure aperte le porte del carcere. Nel corso dell’udienza, il giudice ha infatti disposto la detenzione in prigione, in attesa del processo che sarà celebrato il prossimo 5 luglio.

Nel frattempo, la corte d’appello di Brescia, nelle scorse ore, ha anche confermato la precedente condanna a un anno e 4 mesi di reclusione decisa dal gup nel dibattimento per atti persecutori. Una sentenza che il 52enne ha appreso dal suo avvocato, Michele Barillà, mentre era già in carcere per aver violato i domiciliari e avvicinato la donna da cui era ossessionato.

"Ossessione sessuale"

L'uomo - ha spiegato l’avvocato Barrilà —  ha una "ossessione sessuale" ed era in cura in un centro specializzato. Anche il perito nominato dal giudice, nel corso del processoin di pirmo grado per atti persecutori, aveva parlato di “menomazione del deficit di disturbo della personalità” e di “ridotta capacità a porre un freno ai propri impulsi”, anche se "capace di intendere e di volere".

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