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"Lei gli fatto chiudere la ditta, figlio negato anche il giorno del suo compleanno"

La testimonianza di un amico dell'uomo che ha sequestrato il figlioletto di 4 anni

"Non è mostro: voleva solo vedere suo figlio". Parole sussurrate a testa bassa, mentre la gazzella dei carabinieri sfila lungo via Tien An Men a Roncadelle. A bordo c'è il 35enne che, mercoledì pomeriggio, ha rapito il figlioletto di 4 anni durante un incontro con i servizi sociali.

L'incubo è appena finito: dopo una lunghissima trattativa durata tutta la notte, il 35enne - che sta scontando una pena in regime di detenzione domiciliare - ha ceduto. Verso le 10.35 ha aperto la porta dell'appartamento in cui si era barricato con il piccolo, armato di una pistola scacciacani modificata per esplodere colpi veri. Poco dopo il bimbo è uscito dalla porta della palazzina in braccio ad un'educatrice, mentre per il giovane uomo sono scattate le manette per sequestro di persona. Portato in caserma, nelle prossime ore sarà interrogato dai militari.

"Non è un mostro": l'intervista all'amico

Un amico, che ha assistito ai negoziati senza prendervi però parte, sfila davanti agli obiettivi dei cronisti presenti. "Non è un mostro da piazzare in prima pagina", dice. Racconta la sua verità, e i precedenti episodi di violenza di cui il 35enne si è reso protagonista, cercando di spiegare perché l'amico ha sequestrato il figlio durante l'incontro con l'assistente sociale.

"Glielo hanno tolto dalle mani e non poteva più vederlo se non in presenza delle assistenti: hanno tirato troppo la corda e lui è andato a prenderselo. Tra qualche giorno è il compleanno del piccolo e lui voleva esserci, ma non glielo hanno concesso: è esploso e ha fatto quello che fatto", racconta. 

La precedente aggressione

Secondo quanto ricostruito, già in passato l'uomo aveva aggredito l’ex compagna e l’avvocato della donna per questioni legate proprio all'affidamento del figlio. Era il 14 novembre del 2021: armato di coltello, aveva fatto irruzione nello studio dell'avvocato della ex e l'avrebbe ferita. In quell'occasione era finito in manette per lesioni aggravate e poi sottoposto agli arresti domiciliari.

"Non è vero ciò che è stato scritto: lui non ha ferito nessuno, ha solo tirato fuori il coltello e detto che non si poteva andare avanti così, bisognava trovare un accordo. È stato massacrato: ha perso la donna, gli hanno chiuso la ditta di rivendita di auto che possedeva, gli hanno sottratto il bambino. È facile dargli la colpa di tutto: voleva essere solo lasciato in pace e vedere il figlio da solo, senza la presenza di estranei".

Le trattative

Sarebbe stata proprio questa la richiesta avanzata dall'uomo ai militari durante le interminabili ore in cui è rimasto barricato, all'interno dell'appartamento al secondo piano della palazzina di via Tien An Men, dove, prima della separazione dei genitori, aveva vissuto anche il bambino. Mentre le unità antiterrorismo ascoltavano i movimenti dietro la porta dell'appartamento, lui parlava al telefono con i negoziatori e con il suo avvocato Alberto Scapaticci, che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nelle trattative.

Il bimbo, fanno sapere i militari, non si sarebbe accorto di quanto avvenuto intorno a lui: avrebbe giocato nella sua cameretta e riposato. Presto potrà tornare tra le braccia della madre, tenuta lontana dalla palazzina per evitare che la situazione si complicasse ulteriormente: la donna è ospite da tempo di una struttura protetta. 

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