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Cronaca Rezzato

Timbravano in Comune, ma lavoravano in privato: nei guai due artigiani

Nei guai due dipendenti del comune: devono rispondere di truffa, false attestazioni e peculato

Timbravano il cartellino in Comune, poi uscivano per svolgere lavoretti extra, ovviamente in nero, all'interno di case private. Non solo svolgevano riparazioni non commissionate dall'ente pubblico durante l'orario di servizio, ma addebitavano pure le spese della benzina e del materiale usato al Comune.

Nei guai sono finiti due dipendenti del Comune di Rezzato, colti in flagrante dalla polizia locale del paese e dai colleghi di Montichiari. I due 'furbetti del cartellino' sono finiti nei guai lo scorso giugno: gli agenti, al termine di una lunga indagine, li avevano arrestati proprio mentre, durante l'orario di lavoro, portavano a termine una riparazione per un guasto idraulico in un'abitazione privata del paese.

Ora si aggrava il quadro accusatorio: oltre ai reati di truffa e false attestazioni, dovranno rispondere di peculato. I due “furbetti del cartellino”, entrambi 50enni, dopo aver timbrato, si spostavano infatti con mezzi dell’amministrazione per andare a svolgere lavoretti extra, facendo più volte il pieno con la scheda carburante del comune e addebitando le spese per i materiali usati per le riparazioni all'ente pubblico.

Una cifra che si aggira intorno ai 15mila euro: soldi che ora i due ex dipendenti, che hanno sempre ammesso le loro responsabilità, rischiano di dover restituire al comune, costituitosi parte civile nel processo. Tra gli indagati c'è anche il responsabile dell'ufficio tecnico, mentre è al vaglio degli inquirenti la posizione di un quarto dipendente comunale che avrebbe timbrato il cartellino (in entrata o in uscita) per i due 50enni. 

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