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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Video 'hot' privati su Whatsapp: giravano nelle chat di polizia e carabinieri

Proseguono le indagini per il reato di “revenge porn” di cui sarebbe rimasta vittima una 40enne bresciana, per l'accaduto pure allontanata dal lavoro

Ci sono i tre principali indagati, l'ex compagno e altri due amici, che rischiano da un minimo di pochi mesi a un massimo di 6 anni di carcere per “revenge porn”, ovvero la diffusione illecita di immagini o di video sessualmente espliciti (che in Italia è reato penale dalla scorsa estate). Ma a questi si aggiunge una “catena” di almeno altre 20 persone, tutte denunciate dalla vittima per aver condiviso i video incriminati. E tra loro ci sarebbero anche rappresentanti delle forze dell'ordine, carabinieri e polizia.

Revenge porn: per vendetta

Lo scrive il Giornale di Brescia, che riferisce di un nuovo capitolo della vicenda che coinvolge una donna bresciana di 40 anni, di cui alcune riprese “hot” sono state diffuse in lungo e in largo, in Italia e non solo, a partire dalle prime condivisioni dell'uomo con cui aveva avuto una relazione e dei suoi amici. L'ipotesi è che l'abbiano fatto per “revenge”, appunto per vendetta: da cui le indagini per un reato penale. A quelle immagini, infatti, sono stati allegati anche il nome della donna, il suo telefono, il suo indirizzo.

Le chat di poliziotti e carabinieri

A causa di quelle immagini la 40enne è stata pure allontanata dal lavoro. E adesso, con il suo legale, cerca di ottenere giustizia. La notizia di queste ore, come detto, è che un'altra ventina di persone sono state denunciate: tra loro anche poliziotti e carabinieri, rei di non aver interrotto la “catena” di quel filmato, senza denunciare.

Si tratterebbe di poliziotti e militari bresciani e non solo: anche da Piemonte, Toscana, perfino la Calabria. Qualcuno di loro si sarebbe già spontaneamente presentato in Procura, per fornire maggiori dettagli su quelle chat, sull'origine (almeno parziale) di quel video condiviso. In altre chat il video della donna sarebbe stato associato anche a immagini pedopornografiche. Le indagini proseguono.

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