Avvocato e imprenditore vinicolo, addio a Redaelli De Zinis: "Il vino è ricerca e passione"
Aveva appena compiuto 80 anni Alessandro Redaelli De Zinis: da qualche settimana era ricoverato in ospedale a Desenzano. Lascia moglie, figli e fratello
Ormai da settimane era ricoverato in ospedale a Desenzano, prima in Pneumologia e poi in Terapia intensiva: Alessandro Redaelli De Zinis si è spento martedì mattina. Da tutti conosciuto come Sandro, aveva appena compiuto 80 anni, il 6 novembre scorso (ma era già in ospedale): personaggio conosciuto sul lago di Garda, in provincia di Brescia e oltre. A breve saranno rese note le date dei funerali: lascia l'amata moglie Isa con i figli Raffaella, Riccardo ed Emanuela, il genero Roberto e la nipotina Vittoria, il fratello Ugo con cui gestiva l'azienda agricola di famiglia.
Avvocato civilista e apprezzato giurista, nella sua lunga carriera nel foro ha combattuto (e vinto) innumerevoli cause. In tempi recenti era noto ai più per la sua battaglia a tutela degli automobilisti, tra autovelox, multe e semafori. Non solo: era un imprenditore del vino e della gastronomia locale. La sua azienda agricola, la Redaelli De Zinis, si sviluppa per oltre 120 ettari di cui buona parte vitati.
Vino e olio, l'azienda e il ristorante
Alle produzioni vitivinicole autoctone – Chiaretto, Groppello, Lugana ma anche olio d'oliva – ha affiancato l'azienda Ronchi del Garda e il ristorante Borgo alla Quercia, nella tenuta di famiglia, tra l'altro celebrato solo pochi anni fa da Tripadivsor come miglior ristorante della provincia: famoso come location per eventi, cerimonie e matrimoni.
Lascia un ricordo nel cuore di tanti: proprio all'ingresso della sua villa di Calvagese, poco meno di due anni fa sono state posate due pietre d'inciampo, in ricordo degli ebrei deportati e uccisi che il padre Oscar – anche se podestà – aveva cercato di nascondere per mesi, in casa. Tutto intorno oggi ci sono le cantine, i vigneti, la sua vita purtroppo spezzata: “Il vino è ricerca è passione, è desiderio di competere e primeggiare”, diceva con orgoglio Sandro Redaelli.