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Cronaca Villa Carcina

Video con terribili abusi su minori, anche neonati: un bresciano nella rete horror dei pedofili

Nel corso delle indagini gli agenti della Postale sono riusciti anche a localizzare alcuni dei luoghi degli abusi e identificare tre vittime minori

C'e' anche un 52enne sposato e padre di famiglia, residente a Villa Carcina, tra le persone finite nel mirino della polizia postale di Catania, nell'ambito dell'ambito dell'inchiesta 'Scacco matto' contro la detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e all'istigazione a pratiche di pedofilia. 

L'operazione ha portato a 3 arresti e a 17 indagati in stato di libertà (tra cui c'è anche il bresciano). A finire nei guai persino un carabiniere in servizio a Napoli, a cui la Procura distrettuale di Catania contesta anche il peculato: secondo l'accusa avrebbe utilizzato utenze della pubblica amministrazione per connettersi online per commettere attività illegali. 

Ingente il materiale informatico sequestrato in totale a 20 persone nell'operazione condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale di Catania, con perquisizioni e sequestri a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese oltre che in altre città straniere.

Sono stati segnalati anche diversi cittadini stranieri alle autorità degli Stati di residenza. Condotte dalla Postale catanese, in collaborazione con il Centro Nazionale di Contrasto Pedopornografia On line (C.N.C.P.O.) di Roma, le indagini si sono svolte con una lunga attività sotto copertura, scaturita da un monitoraggio del web e dal successivo rinvenimento di un sito, ospitato sul server di un Paese estero, contenete immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali a danno di minori, pubblicati da centinaia di utenti del tutto anonimi.

Molti di questi, scrivono i colleghi di Cataniatoday.it, una volta entrati in contatto tra loro, si spostavano su altre piattaforme virtuali ritenute più sicure, con sistemi di anonimizzazione (TOR, VPN) e servizi di messaggistica crittografata, iniziando così a scambiarsi foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con raccapriccianti abusi di minori, anche neonati, vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni, si condividevano racconti di loro presunte esperienze sessuali con minorenni. 

In questa rete criminale si sono infiltrati i poliziotti che hanno operato sotto copertura per oltre un anno, fingendosi pedofili, con l'utilizzo di protocolli operativi ormai consolidati nel contrasto alla pedopornografia online. Ciò ha consentito agli investigatori, come in una "partita a scacchi", di riuscire a identificare gli interlocutori, nonostante l'utilizzo dei sistemi di anonimizzazione e di atteggiamenti fortemente sospettosi.

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