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Cronaca

Montagne di soldi: terroristi islamici portavano profughi in Italia, 15 arresti

L’indagine della Procura Distrettuale di Palermo, coinvolta anche la provincia di Brescia. Quindici persone in manette

Nella mattinata di oggi, mercoledì 9 gennaio, nelle province di Brescia, Palermo, Trapani e Caltanissetta, il Ros dei Carabinieri ha dato esecuzione all'arresto di 15 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di istigazione al terrorismo, esercizio abusivo di attività d'intermediazione finanziaria, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando.

L’indagine della Procura Distrettuale di Palermo, denominata “Abiad”, ha permesso di individuare un sodalizio criminale internazionale (formato prevalentemente da tunisini) particolarmente dinamico nell’organizzazione. In cambio di ingenti corrispettivi in denaro, la banda organizzava traversate nel Mediterraneo di ristretti gruppi di tunisini dalle coste maghrebine a quelle trapanesi, con natanti off-shore capaci di garantire trasferimenti rapidi e di eludere i dispositivi di controllo.

L’associazione, stabilmente operante in Italia e in Tunisia con una rete alimentata dagli ingenti proventi dell'attività, curava anche l’espatrio di criminali in fuga dalla Tunisia e il contrabbando di tabacchi, distribuiti nel territorio palermitano grazie alla mediazione degli associati italiani. La grande quantità di denaro in mano alla banda veniva in parte riutilizzata per il rifinanziamento della struttura operativa e logistica, tra cui l'acquisto di nuovi natanti (in caso di danneggiamento o di sequestro) e per il pagamento delle spese legali dei membri sottoposti a processo. 

Le investigazioni hanno consentito il diretto riscontro delle varie attività criminali, permettendo inoltre di rintracciare, fermare e identificare alcuni gruppi di clandestini portati via mare nel Trapanese. "I servizi di trasporto - spiegano i carabinieri -, oltre ad alimentare i gruppi di clandestini presenti sul territorio nazionale, hanno rappresentato una più grave minaccia alla sicurezza dello Stato per le posizioni radicali pro 'Daesh' di un criminale al vertice del sodalizio".

Infatti, le attività d’indagine, effettuate anche attraverso il monitoraggio di alcuni profili social, hanno permesso di verificare che uno degli indagati gestiva un'intensa attività d’istigazione e di apologia del terrorismo di matrice islamista, inserendosi nel network globale della propaganda e promuovendo efferati messaggi dell’organizzazione terroristica: "Attraverso i vari profili riconducibili all’indagato - spiegano ancora i carabinieri -, erano chiaramente esaltate le più crudeli attività terroristiche condotte in Tunisia, Iraq, Siria, Medioriente, Europa e Stati Uniti, così come erano curati i contatti con i profili di altri fondamentalisti islamici. Oggi, grazie alla nostra operazione, l'Italia può dirsi un paese più sicuro".

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