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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Monticelli Brusati

Tonnellate di droga, estorsioni e rapine: scacco alla banda italo-albanese

A un anno dai primi arresti arrivano anche le prime condanne: al vertice dell'organizzazione criminale un giovane albanese e una donna franciacortina

Un racket italo-albanese dedito allo spaccio di droga in grandi quantità, e a cui vertici c'era anche una donna bresciana: questa era la composizione della banda che è stata smascherata (e tutti arrestati) dai carabinieri nel corso dell'operazione “Garden”, conclusasi nel novembre dello scorso anno. E a un anno di distanza, dopo un lungo processo, sono arrivate anche le prime condanne.

Il capo dell'organizzazione è stato riconosciuto nell'albanese Neroid Shuhani, 39 anni: condannato a 14 anni e 6 mesi di carcere. La bresciana Daniela Boniotti, 52 anni e residente in Franciacorta, è stata invece condannata a 8 anni e 6 mesi di reclusione: era considerata il suo braccio destro. Non solo: era la compagna di Roberto Bracchi, il gestore del bar “Giardino” di Monticelli Brusati dove a quanto pare si organizzava anche lo smistamento della droga.

Bracchi è scomparso ormai da cinque anni: era il 15 novembre del 2013 quando si persero le sue tracce. Gli inquirenti ancora oggi non escludono alcuna ipotesi: che se ne sia andato volontariamente, forse per sfuggire a una vita troppo al limite, o che invece sia stato fatto sparire (come sostengono da tempo i familiari).

Le altre condanne

In tutto sono più di una dozzina gli imputati del maxi-processo “Garden”. Le pene commutate dal giudice vanno da un minimo di 1 anno e 8 mesi a un massimo di 14 anni e mezzo. Tra i condannati anche il fratello e il nipote di Neroid Shuhani: 7 anni e 6 mesi per Luan Shuhani, 27 anni, e per Erald Arapi, appena 22enne. Nei guai è finito anche un 50enne di Gussago.

Tra i sequestri più eclatanti relativi all'operazione sicuramente le tre tonnellate di hashish che erano state intercettate in provincia di Roma, a bordo di un furgone. E poi i tre chilogrammi di cocaina ritrovati proprio a Gussago, a casa di un cosiddetto “magazziniere”. La droga arrivava dall'Albania e dall'Olanda, lo spaccio spesso varcava i confini della Lombardia. La banda è accusata anche di estorsioni e rapine.

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