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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Manerbio

Morta dopo l'operazione sul tavolo della cucina, il medico: "Sono innocente"

Roberta Repetto morì a soli 40 anni

Omicidio volontario in concorso: è l'accusa mossa nei confronti di Paolo Oneda e Paola Dora, il medico e la psicologa (entrambi bresciani e compagni nella vita) finiti a processo insieme al "santone" Vincenzo Paolo Bendinelli per la morte della 40enne Roberta Repetto, figlia dell'ex sindaco di Chiavari Renzo Repetto, deceduta nell'ottobre del 2020 all'ospedale San Martino di Genova per via di un melanoma non curato e ormai in metastasi. Il processo con rito abbreviato ha preso il via martedì a Genova: nuova udienza giovedì e poi altra convocazione per il 7 luglio prossimo. La sentenza è attesa non prima della fine dell'estate.

La morte di Roberta Repetto

Il medico Paolo Oneda, in forza all'ospedale di Manerbio e poi sospeso dall'incarico, era stato arrestato nella primavera di un anno fa insieme a Bendinelli (solo indagata Paola Dora, psicologa a Brescia e compagna di Oneda): secondo quanto ricostruito dai carabinieri, coordinati dalla pm Gabriella Dotto, Repetto era stata operata su un tavolo della cucina del centro olistico Anidra di Borzonasca, Liguria, senza alcuna anestesia, per la rimozione di un neo. La donna aveva cominciato a stare male ma sarebbe stata curata solo con tisane e meditazione. Al suo arrivo in ospedale, purtroppo, era ormai tardi: il tumore era già in metastasi. Roberta Repetto morirà poco dopo.

Le dichiarazioni degli imputati

"Nel centro Anidra ognuno era libero di fare quello che voleva - ha dichiarato in aula Paolo Bendinelli - non c'era nessuna costrizione. Io sono un naturalista ma non sono mai stato contro la medicina normale". Bendinelli è anche accusato di circonvenzione di incapace: il gup del Tribunale di Genova deciderà a breve anche sull'eventuale rinvio a giudizio di Teresa Cuzzolin, responsabile legale di una delle aziende collegate al centro Anidra.

Anche Oneda e Dora in aula hanno respinto ogni addebito. "Dissi a Roberta di farsi vedere da un medico per la ferita alla schiena, ma lei odiava gli ospedali", le parole della psicologa in tribunale. Il centro Anidra, ancora qualche mese fa, seppur ribadendo la presunzione di innocenza degli imputati, si era dichiarato "indubbiamente parte lesa nella vicenda giudiziaria che vede coinvolti Bendinelli, Oneda e Dora: per queste ragioni chiediamo il rispetto della privacy e della dignità di ogni singolo socio e ospite delle nostre strutture".

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