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Cronaca Temù

Laura Ziliani, Mirto incastrato dalle confidenze shock al compagno di cella

Un detenuto che ha condiviso per mesi la cella con Mirto Milani ha raccolto l'agghiacciante confessione

Un racconto agghiacciante, quello fatto da Mirto Milani all'uomo che per oltre tre mesi ha diviso l'angusta cella del carcere con lui. Il 28enne - accusato insieme alle sorelle Silvia e Paola Zani dell'omicidio di Laura Ziliani - avrebbe confessato, nei dettagli, l'atroce delitto e il successivo occultamento del cadavere della 55enne di Temù durante la detenzione a Canton Mombello. Dopo aver conquistato la fiducia del giovane, il compagno di cella  - un 50enne accusato di reati fiscali - sarebbe riuscito a metterlo alle strette, facendosi raccontare nei particolari quanto accaduto l'8 maggio del 2021, giorno della scomparsa dell'ex vigilessa di Temù. Parole intercettate dalle cimici messe nella cella dagli inquirenti e che poi hanno portato - poche settimane fa - alla confessione del 28enne bergamasco.

Nel racconto shock - riportato dal Giornale di Brescia - Mirto avrebbe spiegato nei particolari il piano - e pure gli inconvenienti - architettato da lui e dalle figlie della vittima.  Laura Ziliani sarebbe stata stordita con dei muffin ripieni di  benzodiazepine preparati dalle figlie. Ma i potenti farmaci non sarebbero bastati, quindi i tre l’avrebbero soffocata con un sacchetto di plastica, legandolo al collo della vittima con un laccio e una parte di prolunga.

Forse era ancora viva quando è stata sepolta

Sempre stando al racconto reso da Milani al compagno di cella, 'il trio criminale' avrebbe spogliato la 55enne, poi l'avrebbe truccata e fatto indossare della biancheria intima particolare per fare pensare a un incontro amoroso finito male. L’avrebbero avvolta come una mummia e trasportata - nel bagagliaio dell’auto - nel bosco, facendo strade secondarie e spegnendo i fari. Al volante pare ci fosse Mirto, mentre le due sorelle lo precedevano con le torce. Poi hanno scavato una buca vicino al fiume Oglio e, una volta posizionato il cadavere,  lo avrebbero ricoperta con della malta. Infine, avrebbero dato fuoco ai vestiti e si sarebbero disfati delle scarpe e degli occhiali della 55enne. Nella confessione al compagno di cella, Milani ha anche avanzato un inquietante dubbio: quello che la Ziliani fosse ancora viva quando è stata sepolta nel luogo dove  - ad agosto dello scorso anno -  il suo corpo senza vita è stato poi ritrovato. 

Il piano del 2020

La testimonianza del compagno di cella di Milani non solo è stata fondamentale per ottenere una confessione del "trio criminale", ma avrebbe confermato l'ipotesi della premeditazione avanzata dagli inquirenti. Tra i dettagli forniti da Mirto c'è quello relativo allo psicofarmaco usato per stordire la Ziliani: se lo sarebbe procurato Silvia Zani, la più grande delle figlie della vittima che lavora in una casa di riposo. Per non destare sospetti la giovane avrebbe prelevato a più riprese qualche goccia di benzodiazepine dai flaconi della struttura. Non solo: Il 28enne bergamasco avrebbe raccontato anche di un altro piano orchestrato durante l'epidemia di Covid del 2020, che pare fosse sfumato per difficoltà pratiche.

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