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Cronaca

Strangolata in casa con un foulard: non c'è traccia del Dna del presunto assassino

Prosegue il processo per l'omicidio di Diva Borin

Potrebbe essere una svolta decisiva nel processo per l'omicidio di Diva Borin, la donna di 86 anni trovata morta nel marzo del 2019 nella sua abitazione di Via Ballini, a Urago Mella. E' qui che sarebbe stata strangolata con un foulard, poi lasciato sul luogo della tragedia: su quel foulard, considerata arma del delitto, come riferito dalla difesa non ci sarebbero tracce del Dna di Salvatore Spina, il badante di 40 anni di Travagliato ad oggi l'unico accusato per l'omicidio.

Le tracce di un altro uomo?

Secondo la difesa, a seguito di varie perizie sarebbe stata pienamente smentita la presenza del Dna di Spina su quella che, come detto, è considerata arma del delitto. Quelle tracce biologiche apparterrebbero allora a un altro uomo, per ora ignoto, che potrebbe essere allora il probabile autore dell'omicidio (forse con un complice). Inoltre non coinciderebbero i tempi dell'omicidio (con la signora morta per asfissia) con la presenza di Spina a casa della donna.

A gennaio la sentenza

Per l'accusa invece è proprio Spina l'autore dell'omicidio, che sarebbe stato compiuto per motivi economici. Le indagini, coordinate dalla Procura ed eseguite dalla Polizia di Stato, hanno portato al rinvio a giudizio di Salvatore Spina: il pm Antonio Bassolino ha chiesto per lui 14 anni di carcere. L'udienza è ora aggiornata al 17 gennaio prossimo: è il giorno in cui potrebbe essere attesa la sentenza.

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