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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Dramma senza fine: Charlotte era mamma di un bimbo di 5 anni

Da commessa ad attrice: la storia della 26enne orribilmente massacrata dal vicino di casa ed ex fidanzato

Prima di divenire Charlotte Angie era Carol Maltesi. Una giovane commessa come tante, diventata madre nel 2016, a soli 20 anni. Nata a Sesto Calende - nel Varesotto - si era trasferita prima a Busto Arsizio, poi a Rescaldina: proprio nell'appartamento del comune milanese dove viveva da diversi anni ha trovato la morte. La sua vita è stata orribilmente spezzata lo scorso gennaio, dall'uomo della porta accanto che diceva di amarla e di volerla proteggere dai tutti i pericoli del mondo. Davide Fontana - l'assassino reo confesso dell'omicidio della 26enne -  la accompagnava nelle trasferte di lavoro, alle cene e agli eventi del settore hard.

Uccisa dall'uomo della porta accanto

"Questo ragazzo la accompagnava sempre - ci racconta tra le lacrime Yasmine Carrera, attrice hard che ha girato alcune scene con la vittima - . Nell'ambiente lo conoscevamo tutti: sembrava una persona per bene, credevamo che le volesse bene sul serio e che ci tenesse molto a Charlotte. Era il suo fotografo di fiducia, tutte le foto di lei che ci sono sui social le aveva fatte lui. La seguiva ovunque per proteggerla, ma il pericolo era lui."

Dalla nascita del figlio, fino al 2021, Carol aveva lavorato come commessa in un negozio di profumi di Milano. Come la 26enne ebbe modo di confermare in diverse interviste, tutto era iniziato in modo casalingo durante la pandemia del covid 19: caricava i suoi video su Onlyfans. Poi è arrivata la notorietà, e quindi il mondo professionistico: film ma anche altre piattaforme online dedicate al mondo del sesso. Una scelta che non ha condiviso subito con la famiglia e che le è costata anche qualche amicizia, ma della quale andava fiera.

"Era un'ottima madre"

"Charlotte era un'ottima madre - racconta ancora Yasmine -  poco tempo fa aveva portato il suo piccolo a Disneyland con i soldi guadagnati con i film. Era una ragazza solare ed era impossibile non volerle bene: ha avuto una vita difficile, ma ultimamente era felice perché stava raggiungendo tutti i suoi obiettivi e realizzando i suoi sogni."  

Oltre ai porno, la 26enne si esibiva anche dal vivo. In rete si possono trovare varie locandine che annunciano la sua presenza nei locali a luci rosse di diverse città italiane. Al Luxy Club Milano avrebbe dovuto tenere il suo ultimo spettacolo, durante il Luxy Erotik Festival 2, da venerdì 11 a domenica 13 marzo, ma Charlotte non si è presentata. 

Era già stata uccisa dal vicino di casa, con cui aveva avuto una relazione. Colpita in testa al termine di un litigio, poi fatta a pezzi con delle cesoie e nascosta per due mesi nel freezer di casa, infine abbandonata in 4 sacchi neri gettati in un dirupo a Borno. Dopo il ritrovamento del cadavere l'omicida avrebbe pure usato gli account della vittima presumibilmente per rispondere a chi le scriveva e per depistare le indagini. 

La finta chat che ha incastrato il killer

"Io sto bene fortunatamente". Così l'assassino rispondeva utilizzando il telefono della vittima al giornalista Andrea Tortelli di Bsnews.it che voleva accertarsi che non fosse lei la donna uccisa. La conversazione su Whatsapp è stata pubblicata integralmente dalla testata online a cui era arrivata la segnalazione sulla possibile identità della vittima in base ai tatuaggi trovati sul suo corpo durante l'autopsia e comunicati poi dagli inquirenti.

"Non ho tempo adesso per i giornalisti e per spiegare perché ho lasciato il porno" scriveva l'assassino fingendo di essere la donna che invece lui stesso aveva ucciso mesi prima. Al giornalista che chiedeva conto del fatto che i tatuaggi indicati dagli inquirenti sul cadavere a pezzi trovato a Borno fossero uguali a quelli dell'attrice hard, lo stesso assassino - fingendosi Charlotte Angie - rispondeva via messaggio sabato scorso: "Ah ho capito mi hanno già detto diverse persone di quella ragazza. Io sto bene fortunatamente". 

La confessione

Lo scambio si interrompe quando il giornalista chiede di verificare l'identità dell'interlocutore e scattano le indagini dei carabinieri. Fontana nelle oltre tre ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Brescia ha raccontato che da gennaio fino all'arresto avrebbe utilizzato il telefono della vittima e avrebbe pure pagato l'affitto di casa sua. "Ho agito in preda a un raptus" avrebbe anche detto agli inquirenti, senza però fornire altri dettagli sul movente dell'agghiacciante delitto.

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