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Cronaca Chiari

Non fu meningite, ma un pestaggio a sangue fino alla morte: condannato a 22 anni

La seconda perizia medico-legale è completamente differente rispetto alla prima, la morte sarebbe stata causata dalle botte

22 anni. A distanza di più di due decenni (una vita fa, allora si pagava ancora in lire) nel pomeriggio di ieri è arrivata la prima sentenza per un delitto commesso nel settembre del 1999. A perdere la vita fu Bajram Muca, clandestino albanese che stazionava a Chiari, ucciso - questo il parere della corte d'assise - dal connazionale Lulzim Rubjeka, oggi 41enne residente in Albania, all'epoca clandestino come la vittima. 

L'omicidio avvenne sotto un tunnel situato nella campagna di Chiari, un rifugio per senzatetto. Le indagini dell'epoca stabilirono che la morte di Bajram Muca avvenne a causa di una meningite. Solo nel 2017 il Gip, respingendo la richiesta di archiviazione, dispose nuove indagini, durante le quali una nuova perizia medico-legale, completamente diversa rispetto alla prima, rivelò che ad uccidere la vittima furono le botte, non l'infezione. Oltre a Lulzim Rubjeka ci fu un altro straniero a picchiare la vittima (identificato solo a distanza di anni), probabilmente con un bastone. Dopo l'aggressione il ferito, moribondo, venne lasciato solo, senza che nessuno potè chiamare i soccorsi.

A supporto dell'ipotesi dell'aggressione ci sono state nuove testimonianze, e la rilettura di quelle depositate oltre vent'anni fa. Se l'accusa ha chiesto l'ergastolo, la difesa, in subordine all'assoluzione, ha chiesto il declassamento ad omicidio preterintenzionale, mentre il giudice della corte d'assise, Roberto Spanò, ha inflitto la pena di 22 anni. Le motivazioni si potranno leggere fra 90 giorni.  

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