Quaranta città italiane si riempono per chiedere la chiusura di Green Hill
Aderendo alla giornata organizzata da Occupy Green Hill, quaranta città italiane si sono riempite di attivisti che chiedevano a gran voce la chiusura dell'allevamento. Una manifestazione anche a Berlino in Alexander Plazt
La liberazione di decine di cani beagle dall'allevamento Green Hill di Montichiari, altrimenti destinati alla vivisezione o alla sperimentazione nei laboratori scientifici, ha incoraggiato il movimento spontaneo che chiede la chiusura di quello che viene definito "allevamento lager".
Un'altra dimostrazione si è avuta ieri: in oltre quaranta città italiane, fra le quali Brescia, Milano e Roma, gli attivisti sono tornati in piazza aderendo alla giornata nazionale di protesta organizzata da 'Occupy Green Hill'. Il loro obiettivo è chiudere Green Hill. E lo chiedono a gran voce, con presidi, banchetti, raccolta di firme. Una manifestazione di protesta contro l'allevamento bresciano si è tenuta anche a Berlino, in Alexander Platz.
Gli anti vivisezionisti ieri sono tornati a farsi sentire, giorno termine ultimo per la presentazione alla XIV Commissione del Senato degli emendamenti alla legge comunitaria del 2011. L'inizio del voto è previsto per giugno; se la norma non verrà modificata potrebbe portare alla chiusura di Green Hill. In caso di approvazione l'azienda ha già annunciato un ricorso all'Unione europea.
"Dalle piazze ai palazzi della politica: quella di oggi è veramente l'ultima chiamata sul caso Green Hill. E confido che i colleghi senatori ascolteranno la richiesta che arriva con tanta chiarezza dai cittadini", ha dichiarato l'ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla.
Qual è la loro richiesta? "Che venga approvato il testo dell'articolo 14 della legge comunitaria 2011 così com'é uscito dalla Camera - spiega la parlamentare - cioé con modifiche restrittive rispetto alla direttiva europea 2010/63 sull'uso di animali per scopi scientifici. Tra le modifiche c'é anche la norma che ho scritto, che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori (la cosiddetta norma anti-Green Hill) e l'obbligo di ricorrere all'anestesia durante gli esperimenti".
"Confido - conclude l'onorevole Brambilla - che la Commissione politiche dell'Unione Europea del Senato ascolterà il cuore degli italiani che chiedono diverse tutele per gli animali e che non vogliono più la presenza di una fabbrica di morte come Green Hill nel nostro Paese".