Gratta e Vinci: il muratore da 3 milioni di euro è finito di nuovo nei guai
Due amici lo ha trascinato in tribunale
Nel 2021 era stata aperta un'inchiesta su un 41enne brasiliano che, da quattro anni, vive in Italia: lavora come piastrellista e abita a Mozambano, piccolo borgo sulle colline moreniche del Garda. L'artigiano era passato agli onori della cronaca nazionale come "uomo più fortunato d'Italia": si era infatti portato a casa 3 milioni di euro con due Gratta e Vinci nel giro di venti giorni. Due colpi di fortuna che avevano fatto insospettire la Uif (l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia), la quale aveva inviato una segnalazione alla guardia di finanza: il cittadino brasiliano aveva infatti eseguito un bonifico da 800mila euro verso un conto corrente aperto in una banca del suo Paese. Gli furono così sequestrati 2,4 milioni di euro (i 3 milioni al netto delle tasse, pari al 20%) sul suo conto alla Bpm di Peschiera, ma – a seguito delle indagini – gli furono riconsegnati per "l'assenza di irregolarità emerse a seguito degli accertamenti della Guardia di Finanza", scriveva la procura.
Solo fortuna, dunque: al muratore non restava altro che godersi i suoi soldi, se non che adesso un 48enne e un 60enne, due veronesi residenti tra Caprino e Torri, lo accusano di aver acquistato insieme a lui il secondo Gratta e Vinci da 1,6 milioni tolte le tasse (il primo fu comprato nel Modenese), il 22 febbraio 2021 in una tabaccheria di Garda, sostenendo inoltre che ci fosse un accordo di spartizione in caso di vincita (in quell'occasione furono comprati in tutto sei tagliandi da 20 euro ciascuno), un accordo a loro detta mai rispettato. Anzi, al brasiliano venne dato l'incarico di conservare al sicuro il biglietto vincente, mentre lui – tradendo il patto – si sarebbe presentato da solo in banca per incassare i soldi. A seguito di ulteriori indagini, il muratore è stato ora rinviato a giudizio dal gip di Verona con l'accusa di appropriazione indebita e – davanti ai giudici – si dovrà difendere cercando di smontare la ricostruzione dei due veronesi. Intanto, 1,6 milioni sono finiti nuovamente sotto sequestro.