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Cronaca Travagliato

Tanfo e odori nauseabondi, tolti i sigilli alla fonderia: è già tornata operativa

"L'immediato dissequestro dell'impianto era la nostra priorità assoluta", ha dichiarato Andrea Puccio, avvocato difensore di Montini S.p.A.

Nella giornata di ieri, martedì 5 luglio, la Procura della Repubblica di Brescia ha disposto il dissequestro della fonderia Montini di Travagliato, che, quindi, è già tornata pienamente operativa. L’azienda - specializzata nella produzione di tombini di ghisa - era stata posta sotto sequestro nella mattinata di sabato 25 giugno. Ad eseguire il provvedimento, sempre su ordine della Procura, erano stati i carabinieri della locale stazione e gli uomini dell’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. La misura era stata decisa dopo le decine di lamentele e segnalazioni arrivate dai cittadini alle autorità competenti: i residenti della zona lamentavano a gran voce odori molesti e un tanfo nauseabondo, tanto da essere costretti a vivere con le finestre chiuse.   

La decisione di togliere i sigilli è stata decisa a seguito dei colloqui con le autorità preposte (proseguiranno anche nei prossimi mesi): si tratta di un percorso concordato, nell’ambito del quale la società si è resa disponibile a realizzare tutte le iniziative ritenute necessarie per garantire, in un'ottica di costante miglioramento, le gestione ottimale di tutti gli aspetti ambientali connessi al funzionamento dello stabilimento.

"Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto, in quanto l’immediato dissequestro dell’impianto era la nostra priorità assoluta –  spiega l’avvocato Andrea Puccio, difensore di Montini S.p.A. –. Tale obiettivo è stato raggiunto grazie all’approccio pienamente collaborativo dimostrato dall’azienda, che, pur restando fermamente convinta della correttezza del proprio operato, non si è sottratta alle richieste delle Autorità. Ciò a conferma della serietà e attenzione che hanno sempre orientato la conduzione dell’impianto, pur nelle difficoltà innegabilmente connesse alla assoluta peculiarità dei luoghi in cui l’azienda, suo malgrado, si trova quotidianamente a operare. Mi pare altresì doveroso riconoscere la ragionevolezza dell’approccio tenuto, nell’ambito della vicenda, da Procura e ARPA, che ha indubbiamente contribuito al raggiungimento del risultato".

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