Infarto in casa sotto gli occhi della moglie: "Così mi hanno salvato la vita"
La storia di Edoardo Decio: 60enne di Monticelli Brusati sopravvissuto a un infarto del miocardio
Colpito da un infarto del miocardio mentre era in villeggiatura a Castione della Presolana (Bergamo), Edoardo Decio deve la sua vita alla prontezza e all'efficienza della macchina dei soccorsi, come alla professionalità dei medici del reparto di cardiologia dell'ospedale di Esine. Soccoritori, medici e infermieri che il 60enne di Monticelli Brusati ricorda nitidamente, dato che non ha mai perso conoscenza, e che desidera ringraziare uno per uno. Anche per questa ragione - ora che è tornato a casa, tra le braccia della moglie Susanna - ha deciso di raccontare a noi di Bresciatoday.it quando gli è accaduto lo scorso 22 dicembre: il malore, la richiesta d'aiuto, la corsa in ospedale, l'operazione e i giorni trascorsi prima in terapia intensiva, poi in reparto.
"Sto malissimo, chiama subito il 112"
Un incubo cominciato lo scorso 22 dicembre, inaspettatamente: sportivo e in buona salute, non credeva certo di essere un soggetto a rischio infarto. "Mentre scendevo le scale per andare in garage, prendere la macchina e raggiungere Brescia, ho improvvisamente iniziato a sentire un fortissimo dolore al petto: indomabile, implacabile, indicibilmente acuto", ci racconta il 60enne volontario della protezione civile sulle piste del comprensorio della Presolana. Un passato da soccorritore del 118: Decio ha intuito immediatamente cosa stesse accadendo e ha chiesto aiuto. "Sto malissimo, chiama subito il 112", ha detto alla moglie Susanna, mentre il suo corpo era già coperto di un sudore gelido e non riusciva più a muovere un braccio.
E nel giro di pochi minuti l'abitazione della coppia è stata raggiunta da un'ambulanza del corpo volontari Presolana, partita da Clusone: "mi hanno applicato gli strumenti necessari al monitoraggio in tempo reale per trasmetterli seduta stante alla centrale della sala operativa dell'emergenza urgenza di Bergamo". Attimi concitati e decisivi, che il 60enne ricorda alla perfezione, così come i volti e i nomi del personale dell'autolettiga:" Christian Giudici, Matteo Teruzzi e altri due loro colleghi mi hanno subito tranquillizzato, compatibilmente con quello che era in atto, ovviamente. Nel giro di forse altri 5 minuti è arrivata anche l'automedica di Piario e, quasi in contemporanea, l'elisoccorso. Nell’arco di una ventina di minuti la camera da letto in cui mi ero trascinato per buttarmi sdraiato, sudato fradicio e dolorante, si era riempita di almeno 8 operatori di emergenza (tra medici, infermieri e soccorritori), uniti in una forza organizzata ed efficiente". Cure mediche, ma anche parole e gesti di conforto rivolti al 60enne come alla moglie che, attonita e terrorizzata, assisteva ai soccorsi.
L'intervento d'urgenza
Poi la diagnosi, scritta nero su bianco sui tracciati dell’elettrocardiogramma (infarto del miocardio) e la corsa verso l'unico ospedale, vista la fitta nebbia che avvolgeva la pianura, in cui potesse atterrare l'elisoccorso. Dopo un volo di una quindicina di minuti l'arrivo al nosocomio di Esine, dov'è stato immediatamente sottoposto a un intervento di angioplastica: "Dal momento della chiamata al 112 all'arrivo in quella sala di emodinamica non è passata più di un'ora - spiega - . Questa rapidità, questo concentrato di professionalità, efficienza, competenza e capacità, ne sono certo, ha fatto sì che i danni che pure ho riportato a livello cardiaco per l’infarto del miocardio anteriore fossero, in qualche modo, contenuti. L’esito sarebbe certamente stato diverso se i tempi si fossero dilatati di più".
Le feste in terapia intensiva
Infine il ricovero in terapia intensiva coronarica dove il 60enne è rimasto per 5 lunghi giorni: "In quello stanzone diviso con porte automatiche dal resto del mondo, pieno di monitor e di bip, ho passato la vigilia, Natale e Santo Stefano. Giorni di festa per tutti tranne per chi sta male e per le persone, i professionisti, che se ne prendono cura. Ininterrottamente e instancabilmente con sorrisi di incoraggiamento, fermezza negli interventi e tanta, tanta umanità. Un ringraziamento davvero speciale voglio dedicarlo al team medico capitanato dal primario Alberto Madureri, e con lui le dottoresse Monica Gaiti e Mariangela Piazzani, il dottor Giuseppe Giacomarra e il dottor Armando Buonaccorsi".
Il 30 dicembre Edoardo Decio è tornato a casa: "Mi sento fortunato, anche se la mia vita è cambiata parecchio: torno a vivere ma ovviamente con delle limitazioni e dovrò rallentare i ritmi e moderare le mie attività. È stata un'esperienza dolorosa e ci sono stati dei momenti in cui ho temuto di non farcela. Tutto è stato in qualche modo ammorbidito dalla piacevolezza della scoperta di una realtà pubblica efficiente e professionale di livello eccellente".