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Cronaca Via Gerolamo Rovetta

Migranti in protesta: sit-in permanente a Piazza Rovetta dal 15 giugno

I lavoratori migranti che protestano da settembre per le decisioni del Ministero degli interni sulla regolarizzazioni di badanti e colf saranno in sit-in permanente a Piazza Rovetta. Intanto la Cgil porta la questione in tribunale

Inizierà il 15 giugno il sit-in di protesta permanente a Piazza Rovetta degli immigrati in mobilitazione dallo scorso settembre per protestare contro la sanatoria per badanti e domestici del 2009.

I portavoci dei migranti in mobilitazione protestano contro due circolari del Ministero degli interni dal contenuto non chiaro che si smentiscono senza accogliere le richieste dei migranti che chiedono il rispetto delle loro esistenze e vite. Nei confronti dei migranti in mobilitazione sono giunti messaggi di solidarietà di molti partiti politici e soprattutto della chiesa e del vescovo.

La Cgil di Brescia, la Fondazione Piccini e l'Associazione Studi Giuridici sull'immigrazione hanno presentato un ricorso contro il ministero dell'Interno e la prefettura di Brescia presso il tribunale del Lavoro per la situazione paradossale venutasi a creare per le contradditorie circolari del Ministero degli interni.

Il ministero con la circolare 3958 del 24 maggio si definiva non ostativo il rilascio del permesso di soggiorno per i lavoratori stranieri che non avevano ottemperato a un decreto di espulsione e avevano fatto richiesta di sanatoria nel 2009 e poi ha emesso un'altra circolare due giorni dopo che ha sospeso la prima.

La situazione che non dà atto a diverse sentenze di Cassazione e Consiglio di Stato lascia al loro destino oltre 800 lavoratori nella sola Brescia (e molte migliaia in tutta Italia) che avrebbero diritto, in base alla legge, di lavorare regolarmente sono condannati ad una condizione di clandestinità a causa dell'inerzia del ministero.

"Questa detenzione di fatto dello straniero all'interno delle prigione della clandestinità - così si legge nel ricorso -, oltre a costituire una insopportabile ingiustizia, rileva anche sotto il profilo della discriminazione (in quanto preclude quella parità di trattamento che l'ordinamento invece garantisce al lavoratore regolarmente soggiornante) e deve, ad avviso dei ricorrenti, essere immediatamente rimossa dal Giudice".

Il ricorso ricostruisce la vicenda fin dalla sanatoria del settembre 2009 per colf e badanti, richiama i provvedimenti che già nel 2010 hanno creato confusione (tra cui la famigerata circolare Manganelli), l'obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di adeguarsi al diritto comunitario e le ultime decisioni del maggio scorso con le quali si provava finalmente a risolvere in modo positivo una situazione trascinatasi per troppo tempo. L'ultima circolare di sospensione fatta dal ministero oltre due settimane fa ha purtroppo nuovamente bloccato la situazione.

La Cgil chiede di accertare, dichiarare e cessare il carattere discriminatorio della condotta tenuta dal Ministero dell'Interno e dai suoi organi periferici; di ordinare alla prefettura di Brescia di revocare i provvedimenti di rigetto delle domande di emersione; di condannare le amministrazioni convenute a risarcire ai ricorrenti e agli stranieri che si trovino in analoga posizione la somma di 400 euro mensili dalla data di emanazione della pronuncia della Corte di giustizia  fino alla cessazione del comportamento discriminatorio; di ordinare la pubblicazione della sentenza su un quotidiano a tiratura nazionale.

"A distanza di oltre due settimane dalla circolare di sospensione è ancora tutto fermo, e stiamo parlando di una vicenda iniziata con la sanatoria del settembre 2009 – afferma il segretario della Camera del Lavoro di Brescia Damiano Galletti - Da qui la decisione di intervenire, oltre che con altre iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione, anche con lo strumento del ricorso in tribunale, una modalità peraltro simile a quella che abbiamo avuto nella vicenda dei Soli delle Alpi nella scuola di Adro. Il Governo che dice di contrastare la clandestinità tiene invece volutamente senza permesso decine di migliaia di persone che in Italia vivono e lavorano".

 

 

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