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La carica di Garibaldi: «La Metro peggior affare del secolo»

Sul tema sempre caldo del Metro alla bresciana abbiamo intervistato Ezio Garibaldi, il papà dell'ambientalismo cittadino: "Clamoroso errore ambientale, città rovinata". E il peccato originale? "Fu di Corsini"

Polemiche mai sedate per il Metrobus bresciano, soprattutto ora che le evidenze come inattesi nodi vengono al pettine, e dalla campagna elettorale in corso si evince che i primi due partiti della città (almeno stando ai più recenti sondaggi) non hanno esitato nel fare la gara dei meriti sul colosso sotterraneo, a raso e di superficie che ha sconvolto (nel bene e nel male) la vita dei cittadini di Brescia. Un mutuo trentennale, che significa indebitamento, e un’utilità che non corrisponde al reale, con tutte le conseguenze del caso, e non si parla solo dei costi.

A tornare di prepotenza sul tema è Ezio Garibaldi, uno dei volti più noti dell’ambientalismo bresciano e che proprio dell’ambiente ha fatto la sua bandiera, tra i principali promotori del referendum anti-metro che mai raggiunse il quorum. A 90 anni suonati, “ma ancora giovanissimo nello spirito”, Garibaldi riprende da vicino quella che è stata una colonna portante del suo più recente impegno politico. Cresciuto nelle scuole di partito del defunto PCI, è stato uno degli esperti chiamati in causa da Presa Diretta nella celebre inchiesta dedicata alla Caffaro: per dirla tutta, di peli sulla lingua manco l’ombra.

“Non mi stancherò mai di ripeterlo, la Metro è la peggior compagna per la città di Brescia. E non lo dico per noi vecchi, lo dico soprattutto per i giovani. Quelli che per 30 anni dovranno affrontare un indebitamento del 4,5% annuo, su un mutuo base di 220 milioni di euro. Un investimento mai visto da queste parti, per un progetto che è incoerente già dal nome. Il calcolo è semplice, è aritmetico: se non ha un’utenza – appunto – metropolitana, è impossibile anche solo immaginare di mantenerla. Se dico Londra, Parigi o nel ‘piccolo’ Milano, il risultato vien da sé: per mantenere un’opera come questa servono milioni di passeggeri al giorno, non decine di migliaia”.

Mutuo e investimenti che si fanno “peccato originale”, e sicuramente “non verranno mai ripagati”. Ad essi, continua Garibaldi, si aggiungono “clamorosi errori ambientali”, e una città che “andrebbe rispettata e invece così è stata rovinata”. Basta guardarsi intorno, aggiunge, “le crepe nei palazzi antichi o nelle chiese, l’esempio più lampante lo si può vedere nella chiesa di San Faustino”. E poi, quella linea dritta che “lascia scoperto almeno l’80% della città, praticamente segue un percorso che faceva già un autobus ma a costi ingigantiti, ogni centimetro di rotaie dal costo spaventoso”, insomma il totale si aggira intorno al miliardo di euro.

Ancora, la mala organizzazione: “Se proviamo a contare tutti i posti auto che offrono i vari parcheggi realizzati e facciamo una media abbiamo circa 17 parcheggi per fermata, fa quasi sorridere. E i cittadini bresciani non sono dei cretini. Chi glielo fa fare di prendere la macchina, mollarla in un parcheggio magari a pagamento e poi pagare ancora il biglietto, aspettando circa dieci minuti tra un treno e l’altro”. Il peccato originale che ritorna: “Come ho già scritto nella mia autobiografia (‘La mia vita per la giustizia, la partecipazione e l’ambiente’, con prefazione di Marino Ruzzenenti NDR) mi tocca puntare il dito sulla giunta Corsini, quando ha sottoscritto quel debito lungo 30 anni. Si sentirono dei novelli Nabucodonosor, pronti a costruire palazzi e piramidi, ma nel deserto”.

Prima di salutarci, un’ultima domanda. Ma a Brescia la Metro potrà mai servire? “A Brescia qualsiasi cosa può servire, di sicuro mai una metropolitana. In una classifica immaginaria, Brescia è l’ultima città a cui potrebbe servire la Metro”. E che fine farà? “Farà la fine di una diligenza nel Far West”. Ne partivano tante, poche arrivavano fino in fondo.

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