rotate-mobile
Cronaca

Armi, estorsioni e droga: il pizzaiolo a capo di una banda che agiva con "metodo mafioso"

Prosegue il processo in appello che vede coinvolti 8 imputati

Armi, estorsioni, ricettazione, spaccio di droga: e ora anche l'aggravante del metodo mafioso. E' un nuovo capitolo della vicenda processuale, ora in Corte d'Appello, che coinvolge gli 8 imputati arrestati tra il settembre e l'ottobre del 2018 nell'ambito della maxi-inchiesta della Polizia di Stato sulle infiltrazioni mafiose nel territorio di Brescia.

La pubblica accusa, rappresentata dal pm Paolo Savio, ha ora chiesto che in Appello vengano riconosciute anche le estorsioni con l'aggravante del metodo mafioso, circostanza per cui gli imputati erano stati invece assolti in primo grado. Il processo è ora aggiornato ai primi di maggio.

La banda in azione a Brescia

I fatti contestati risalirebbero al 2015: come detto la “banda” venne accusata di estorsioni, ricettazione, spaccio di droga, e vennero sequestrati soldi e armi. A capo del sodalizio sarebbe stato riconosciuto Massimo Sorrentino, titolare della pizzeria “I tre monelli” in Via Don Vender a Urago Mella: in primo grado è stato condannato a 10 anni e 11 mesi per ricettazione, spaccio di droga e incendio doloso.

Tutti condannati, in primo grado, anche i suoi complici e gli altri coinvolti a vario titolo nella vicenda: 9 anni a Dejan Nedeljkovic, 7 anni all'ex agente della Questura Enzo Origlia (accusato di corruzione), 6 anni e 4 mesi a Marco Garofalo, 3 anni e 7 mesi a Giacomo Ferro, 2 anni e 8 mesi a Marco Bolentini, 2 anni e 6 mesi per Alfredo Abrami, 10 mesi a Francesco Marra. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Armi, estorsioni e droga: il pizzaiolo a capo di una banda che agiva con "metodo mafioso"

BresciaToday è in caricamento