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Cronaca

Martina è morta a soli 8 mesi: la struggente lettera dei genitori

Terribile dramma per una famiglia

Una vita spezzata davvero troppo presto: Martina Allegri è morta a soli 8 mesi. Si è spenta all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo, dopo aver transitato dal reparto di Neonatologia di Parma (dove è venuta al mondo) e dal Civile di Brescia. Sempre in ospedale: ha vissuto a casa soltanto una quindicina di giorni. Ma purtroppo non c'è stato niente da fare, stroncata da una malattia rara e incurabile.

Sabato pomeriggio a Fidenza, Parma, è stato celebrato il funerale. La piccola Martina lascia i genitori Eleonora e Simone, il fratellino Federico, i nonni Maurizia con Giovanni e Vincenza con Giannino, la bisnonna Donnina, gli zii Simona con Matteo e Luca, Gianmaria con Romana e Silvia. La famiglia non chiede fiori ma donazioni alle associazioni Amei di Brescia – l'Associazione malattie epatiche infantili e agli Amici delle Pediatria di Bergamo.

La lettera scritta dai genitori

E' anche a loro che è dedicata la lettera scritta dei genitori e consegnata ai volontari di Casa Eleonora, la Onlus di Bergamo che insieme ad Amei e Amici della Pediatria è stata vicino alla famiglia. “In pochissimi tempo sei diventata la bambina più coccolata del reparto di Neonatologia di Parma – scrivono mamma e papà – Tutti passavano a salutarti e a farti una carezza. Poi nel reparto di Chirurgia di Brescia sei diventata la beniamina di tutti: nell'ultimo periodo hai iniziato anche a fare dei sorrisi quando ti facevano i complimenti. Sorrisi a profusione anche nel reparto di Epatologia trapianti di Bergamo”.

Nella lettera ci sono i primi ricordi di una vita normale, ma che tale non è mai stata. Quando la piccola Martina è stata casa ha potuto conoscere il fratello maggiore: “Federico ti ha fatto giocare, ti sommergeva di giochi, ti ha fatto ridere, ti ha fatto apprezzare il bagnetto di cui tu avevi paura. A casa hai anche amato dormire sulla pancia di papà e dormicchiare nel lettone o sul divano con la mamma. Sei stata una potenza, ha sopportato due trapianti, infine complicanze, tre mesi e mezzo di terapia intensiva in cui tutti i giorni succedeva qualcosa. Ci hai mostrato quanto si possa e si debba amare la vita. E sfruttare ogni secondo del tempo che ci è donato”.

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