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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mare Chiuso: immigrazione e violenza, una storia italiana

Il docu film di Stefano Liberti e Andrea Segre che denuncia la politica dei respingimenti. Un video che racconta storie di profughi, storie di vita e di dignità, mentre la Corte Europea condanna l'Italia e le sue scelte

Si chiama Mare Chiuso il nuovo docufilm di denuncia firmato Stefano Liberti e Andrea Segre, un’ora esatta di testimonianze mai viste, immagini crude e toccanti, interviste e lunghi viaggi in mare, respingimenti e violenze. Un video che accusa l’Italia, quell’Italia che nel maggio 2009 rispettava sì gli accordi con Gheddafi, non rispettava certo gli accordi internazionali, la Costituzione, la Convenzione di Ginevra. “Tra maggio 2009 e settembre 2010 – spiegano gli autori – oltre 2mila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla marina e dalla polizia italiana. In seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove non esisteva alcun diritto di protezione e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze”.

Mare Chiuso - © ZaLab

Un video arrivato sano e salvo, nonostante i rischi di boicottaggio, di censura, se l’avessero trovato chissà che fine avrebbe fatto. “Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti. Nessun giornalista era ammesso sulle navi, tutti i testimoni sono stati poi destinati alla detenzione in Libia. Nel marzo 2011 tutto è cambiato”. La terribile guerra di Libia, i migliaia di morti, la fuga degli africani dell’Africa Nera, verso la Tunisia, verso l’Europa, verso casa.

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E la condanna dell’Italia da parte della Corte Europea per i Diritti Umani, proprio per quegli accordi infami, proprio per quei respingimenti, per quella storia di violenza e di abbandono. Senza rispettare la Convenzione di Ginevra, o la nostra stessa Costituzione. Il film uscirà domani, e farà scalpore. “Rifugiati etiopi, eritrei e somali, sono loro a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti. Sono racconti di grande dolore e dignità, ricostruiti con precisione e consapevolezza”.

“Sono quelle testimonianze dirette che ancora mancavano e che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall’Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione”.

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