'Ndrangheta, tra gli indagati il direttore della Laba di Brescia: "Sospeso a tempo indeterminato"
Marcello Menni è indagato dalla procura di Milano per coercizione elettorale con aggravante mafiosa
Oltre a quella della Procura di Brescia, che ha portato a 13 arresti di martedì mattina, c'è un'altra inchiesta sulla 'ndrangheta che riguarda la nostra città. O meglio, un membro 'illustre' di un ateneo privato: il direttore della Libera Accademia di Belle Arti. Il nome di Marcello Menni, direttore della Laba, è infatti comparso nell'inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo che ha portato all'arresto di 10 persone.
L'indagine riguarda un clan della ‘ndrangheta, che avrebbe pilotato le elezioni comunali del 2021 a Pioltello. Secondo quanto emerge, il presunto boss Cosimo Maiolo (uno dei dieci arrestati) nel 2021 avrebbe fatto campagna elettorale in favore di Claudio Fina, candidato sindaco del centrodestra (non eletto) organizzando un tavolo elettorale nella pescheria del figlio Omar anche a favore di Marcello Menni, allora presidente uscente del consiglio comunale e candidato della lista 'Progetto Pioltello' per il centrodestra, promuovendo inoltre i due politici presso le comunità di albanesi e pakistane di Pioltello. Menni, come Fina, è accusato di coercizione elettorale con l'aggravante mafiosa.
A poche ore dall'ennesimo scandalo che ha travolto la politica, l'accademia bresciana ha comunicato a studenti e professori che "alla luce delle incresciose notizie di stampa che associano il nome dell’attuale Direttore ad indagini in corso su circostanze del tutto estranee a Laba e all’attività che il direttore presta a favore della medesima – si legge in una nota ufficiale –, Laba ed il direttore medesimo hanno concordemente deciso di sospendere a tempo indeterminato il loro rapporto, nel comune intento di assicurare a tutti i docenti e a tutti gli studenti la serena continuazione delle attività accademiche e altresì nel comune auspicio che venga al più presto acclarata la totale estraneità del direttore a quanto riportato dalla stampa".
Dal canto suo, Menni si professa innocente, come – a suo dire – proverebbe il risultato delle elezioni, in cui incassò solamente 35 preferenze, le quali sarebbero riconducibili ai voti di amici e parenti.