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Cronaca Manerbio

Rifornivano il paese di cocaina: arrestati padre, figlio e altri 3 pusher

In manette padre e figlio di casa nel Bresciano e altre tre persone. Rifornivano di cocaina alcuni paesi della Bassa. Le indagini scattate dopo il sequestro lampo di un cliente che non pagava

Prima costretto a salire a bordo della sua auto, sui sedili del passeggero. Poi, una volta raggiunto il ponte sul Mella di Manerbio, a scavalcare - in piena notte -  la balaustra e restare appeso al parapetto, sospeso nel vuoto. Tutto per intimargli di saldare, quanto prima, i debiti contratti con l’uomo che gli vendeva la cocaina (in tutto circa 7 mila euro). È quanto accaduto a un 31enne di casa nel paese della Bassa, il 21 giugno di un anno fa. Il giovane era stato trovato dai carabinieri mentre vagava in stato confusionale  sull'argine del fiume, con vistose ferite sulle braccia e sulle gambe. Poi soccorso e portato in ospedale.

Il sequestro lampo e le indagini

Un episodio inquietante da cui è partita la lunga indagine - condotta dai carabinieri della compagnia di Verolanuova - che ha messo fine a un fiorente e redditizio giro di spaccio di cocaina a Manerbio. Le misure cautelari sono scattate nelle scorse ore: in manette sono finite ben 5 persone ritenute - a vario titolo - responsabili dei reati di detenzione di droga ai fini di spaccio. Si tratta di: Eduardo Fertillo, 67enne di origina campana e residente a Manerbio; del figlio 29enne Raffaele; del 31enne albanese di casa a San Zeno Klejvis Mehemeti; della 64enne Marina Frollani e della 49enne Chiara Galli. Per quest’ultima, per il 67enne - accusato anche di sequestro di persona a scopo di estorsione - e per il 31enne albanese si sono aperte le porte del carcere; gli altri due sono ai domiciliari.  

Il primo a finire nel mirino degli investigatori è stato di Eduardo Fertillo: a lui i carabinieri sono arrivati mentre indagavano per cercare il mandante del sequestro lampo del 31enne che, sentito numerose volte dai militari e dal pm, non ha ma rivelato l’identità del pusher che lo minacciava. Anche senza il suo aiuto, gli investigatori hanno individuato il 67enne, già gravato da numerose condanne per svariati reati (detenzione di armi, rapine aggravate, frode fiscale e sfruttamento della prostituzione, oltre allo spaccio)  e lo hanno seguito da vicino per diversi mesi, ricostruendo minuziosamente la sua rete e accertando altri episodi di minacce ai danni di clienti che non saldavano i debiti.

"Sei a casa? Beviamo un caffè?"

Intercettando le chiamate, seguendo i suoi spostamenti e ascoltando le conversazioni registrate dalle microspie piazzate nella Golf che spesso utilizzava per le consegne di cocaina ai clienti, i carabinieri hanno raccolto numerosi indizi e documentato diverse cessioni ai consumatori di Manerbio e dei paesi limitrofi. Il telefono dell’uomo suonava di continuo: a chiamarlo era una vasta platea di persone. Simili le richieste avanzate da ognuna di loro: a volte in maniere esplicita, altre in maniera più critica. Ad alcuni bastava chiedere di bere un caffè per essere ricevuti a casa del 67enne ed uscire con la cocaina. "Sei a casa? Beviamo un caffè?", si legge nelle intercettazioni riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carlo Bianchetti.

Non solo. Gli investigatori sono riusciti a individuare e identificare l’uomo da cui il pusher incallito si riforniva: il 31enne Klejvis Mehmeti. Alcuni degli incontri tra i due uomini documentati dai militari sono avvenuti nel piazzale di un locale di San Zeno Naviglio.

Cocaina comprata con il reddito di cittadinanza

All’orecchio dei militari sono giunte anche le conversazioni tra il 67enne e il figlio 29enne che, stando a quanto appurato dagli investigatori, gestiva a sua volta un personale giro di spaccio. Così come le telefonate e gli incontri con Marina Frollani: anche lei avrebbe acquistato numerosi dosi di polvere bianca da Eduardo Fertillo, alcune addirittura pagate con i soldi del reddito di cittadinanza e destinate poi a essere cedute ad altre persone.

Sempre al 67enne campano si sarebbe rivolta in più occasioni Chiara Galli. La donna, anche lei di casa a Manerbio, avrebbe continuato la sua attività di spaccio nonostante fosse ai domiciliari, proprio per una precedente condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per illecita detenzione di cocaina. Anche in questo caso, gli investigatori hanno accertato che la droga acquistata dalla 49enne era destinata ad essere venduta ad altre persone. 

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