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Cronaca

Regione: scandalo rimborsi, «pallottoliere» indagati a quota 62

Non si ferma l'inchiesta sull'uso illecito dei rimborsi elettorali in regione. Dopo gli inviti a comparire notificati venerdì scorso a 22 indagati, ora le indagini si allargano ad altri 40 esponenti politici

La 'valanga' sulle presunte spese 'pazze' con soldi pubblici non si arresta e travolge altri 37 consiglieri (o ex) del Pirellone, accusati anche loro di peculato.

Il 'pallottoliere' degli esponenti politici indagati per aver ottenuto rimborsi illeciti va dunque aggiornato e tocca così quota 62 indagati, tra cui anche il vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, il cui nome era già emerso nelle carte dell'indagine sui fondi della Lega (mai formalmente indagata).

Ora, in pratica, l'inchiesta sui presunti rimborsi illegali coinvolge quasi tutti (tranne quattro) gli eletti di Pdl e Lega nel Consiglio regionale lombardo nel 2005 e nel 2010, in due legislature.

Dopo gli inviti a comparire notificati venerdì scorso a 22 indagati (11 esponenti del Pdl e 11 del Carroccio), tra cui i capigruppo dei due partiti di maggioranza, Paolo Valentini e Stefano Galli, e anche Nicole Minetti, si è saputo, infatti, che nell'inchiesta ci sono altri 37 indagati (22 del Pdl e 15 della Lega), che riceveranno nelle prossime ore gli inviti a comparire.

E tra loro anche Renzo Bossi, la cui accusa per peculato però era già emersa nei giorni scorsi, quando si era saputo che il figlio di Umberto avrebbe speso parte dei soldi del gruppo consiliare in videogiochi, sigarette e lattine di 'Red Bull'.

Ai 59 destinatari complessivi di inviti a comparire vanno aggiunti poi i tre nomi già saltati fuori lo scorso ottobre, quando i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria andarono al Pirellone a prendere i rendiconti dei gruppi di Pdl e Lega: Davide Boni, Massimo Buscemi e Franco Nicoli Cristiani. Quest'ultimo, però, è indagato per peculato in qualità di ex assessore e non di consigliere. E' quindi uno dei quattro consiglieri dei due partiti di maggioranza, eletti nel 2005 o nel 2010, non indagati.

Tra gli altri figurano l'ex ministro Mariastella Gelmini (eletta nel 2005 e nel 2006 entrata in Parlamento), Viviana Beccalossi e Enzo Lucchini, diventato poi presidente dell'Arpa. Lucchini, da quanto si è appreso, potrebbe essere considerato un 'super-virtuoso' visto che avrebbe speso solo 5 euro per una raccomandata.

Dal lungo elenco di uscite contestate nella prima tornata di inviti a comparire, firmati dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, invece, era venuto fuori di tutto: dai 'lecca-lecca' ai 'gratta e vinci', dai coni gelato ai cioccolatini, dalle cene da oltre mille euro ai prodotti hi-tech per migliaia di euro fino ai cd musicali e al cappuccino e alla brioche, 'rigorosamente' rimborsati, secondo i pm, coi soldi destinati ai gruppi consiliari per le attività istituzionali.

Molti dei consiglieri in questi giorni hanno 'disertato' le convocazioni in Procura, in particolare quelli del Carroccio (oggi hanno risposto alle domande dei pm solo Giovanni Bordoni e Sante Zuffada, entrambi del Pdl) e chi è andato, come il capogruppo Valentini, ha parlato di cene "tutte istituzionali". Da quanto si è saputo, però, alcuni consiglieri avrebbero riempito i verbali di "non so" e "non ricordo". Così avrebbe fatto Angelo Giammario (Pdl).

I pm gli contestano 114 mila euro di spese tra il 2008 e il 2012 e nell'interrogatorio, tra le altre cose, gli avrebbero chiesto conto anche di "800 inviti" per una "cena di Natale" da 201 euro. E il consigliere non avrebbe saputo indicare a quale evento da 800 persone si riferisse quella spesa per messaggi d'invito.

Venerdì scorso, infine, gli uomini del nucleo di polizia tributaria sono entrati al Pirellone anche per prendere i documenti sui rimborsi dei gruppi d'opposizione e li stanno analizzando per andare a verificare eventuali irregolarità con lo stesso sistema adottato per quelli di maggioranza.

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