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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Rame rubato e macchinari saccheggiati: presa la banda che razziava le aziende

Nel mirino del gruppo criminale aziende dismesse o fallite. Si stima che nel complesso i furti abbiano arrecato un danno di 150 mila euro

Il nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Peschiera del Garda ha concluso un'importante operazione, individuando e fermando una banda specializzata nei furti in azienda. Si tratta di un gruppo di criminali che aveva preso di mira, in particolar modo, grosse imprese, prevalentemente in via di dismissione: faceva piazza pulita di materiali, come il rame dell'impianto elettrico, ma anche di macchinari, mobili pregiati in ottone, ferro e tutto quanto potesse poi avere un valore commerciale. Sei le persone coinvolte: 3 sono state rinviate a giudizio, mentre per gli altri è stata disposta la misura cautelare in carcere. 

La "banda dell'oro rosso" era composta da tre cittadini italiani ed altrettanti romeni: a loro carico una lunga serie di furti, per un valore complessivo pari a circa 150mila euro. Le indagini dei carabinieri di Peschiera sono iniziate a marzo 2018 e si sono concluse a giugno dello stesso anno. Un'attività fatta di pedinamenti ed appostamenti, oltre che di intercettazioni telefoniche.

Il modus operandi

La banda faceva capo a due fratelli di origine campana, entrambi di Napoli e uno dei quali residente da anni a Verona nel quartiere di Borgo Roma. I due fratelli erano poi soliti associarsi ad altri "collaboratori" per compiere i furti. Gli obiettivi del gruppo criminale erano ditte in dismissione, o appunto già dismesse, magari perché fallite. Bersagli più semplice, perché meno controllati.

I due fratelli avevano in materia di furti una lunga esperienza, sul loro conto sono infatti poi risultati pendere diversi precedenti. La loro attività era ben nota ai parenti, tanto che uno dei due, quello che aveva mantenuto la propria famiglia a Napoli, si sentiva molto spesso con la moglie, riferendole dettagliatamente le proprie "attività lavorative" diurne, con i vari sopralluoghi alle aziende prese di mira, e notturne, quando poi la banda passava con il furgone per compiere le razzie. Di giorno si andava «a far preventivi», riferiva al telefono l'uomo parlando con la moglie, mentre di notte si andava «a faticare». Una sorta di linguaggio in codice che non ha comunque impedito ai carabinieri durante le intercettazioni di ricavare grandi vantaggi dalle tante informazioni rivelate dall'uomo alla moglie.

Le aree colpite 

La banda guidata dai due napoletani e coadiuvata, a seconda dei casi da tre o quattro romeni, ha agito nella provincia veronese nei Comuni di San Pietro in Cariano, Sommacampagna, Bussolengo, Castagnaro, Oppeano e Nogara. I sodali romeni, tuttavia, una volta appresa l'arte e le tecniche, non si sono limitati a fare da supporto ai due italiani, bensì hanno a loro volta compiuto una serie di furti con le medesime modalità anche in altre province. Lo stesso vale per i due napoletani_ quando rientravano dai familiari, non era solo per delle semplici visite di "piacere", ma vi era anche il tempo per compiere piccole trasferte e nuovi furti. Tra le varie zone colpite al di fuori della provincia veronese, vi sono in particolare quelle di Correggio a Reggio Emilia, Fiorentino e Sant'Apollinare nella provincia di Frosinone.


Le ordinanze

Al termine delle indagine il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a Montorio per un cittadino romeno dell'86 (D.I.), dell'italiano V.G. classe 1973 presso il carcere di Napoli Secondigliano e per V.C., italiano del '72 presso la casa circondariale di Vasto. A carico di P.M., romeno del '75, è arrivato il divieto di dimora nella provincia di Verona, mentre nel corso dell'attività investigativa i carabinieri hanno anche arrestato in flagranza di reato uno dei membri della banda, riuscendo a recuperare il bottino per un valore di 5mila euro circa. Parte della refurtiva i componenti della banda erano soliti consegnarla a delle aziende specializzate nel recupero e smaltimento di materiale ferroso. In tali circostanze sono emerse alcune situazioni di connivenza, tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria veronese, tra le ditte e gli accusati dei furti, mentre altre aziende erano del tutto estranee ed ignare della provenienza dei materiali.

Fonte: Veronasera.it

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