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Cronaca Via San Polo, 184

Fabbrica abusiva a San Polo: liberati sette operai cinesi

Blitz di Polizia Locale a ASL, al civico 184: 'liberati' sette operai cinesi che vivevano rinchiusi nel capannone, un laboratorio abusivo in cui oltre a lavorare veniva usato per dormire

Rinchiusi, come schiavi moderni. Anche a Brescia, a due passi dalla città patrimonio Unesco e dalle villette di San Polo, forse alla ricerca di quel ‘sogno europeo’ che adesso in tanti raccontano, per una vita migliore.

Certo, ai sette operai cinesi trovati rinchiusi questa mattina in un laboratorio abusivo a San Polo è andata meglio che ai loro connazionali di Prato, morti in fabbrica come se non fossero mai passati cento anni, in condizioni anche peggiori.

Ma il capannone al civico 184 non solo era una fabbrica fuori norma, come spesso accade nel tessile, era pure un dormitorio. Ci dormivano in sette, appunto, in quel ‘casamentone’ ci abitavano e ci vivevano. Il blitz della Polizia Locale, e dell’ASL, a seguito di svariate segnalazioni, ha portato all’apertura delle porte, forse una liberazione.

Tutti e sette con regolare permesso di soggiorno, ma abituati a lavorare per 12 o forse più ore al giorno, abituati a dormire per terra o quasi, a scaldarsi con delle bombole di gas che definire obsolete è un altro eufemismo.

Il proprietario di ‘primo pelo’ in realtà è solo un prestanome: le indagini sembrano invece condurre ad un ricco cinese, che bazzica spesso la zona, che ha la villa e gira con un SUV da fare invidia ai ‘padroncini’ locali.

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