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Giovedì, 25 Aprile 2024

Giovanni Pizzocolo

Giornalista Brescia

Profughi deportati in Ruanda e bombe sui curdi, il ritorno all'ordinaria disumanità

Per chi si fosse illuso dopo il grande abbraccio ai profughi ucraini, l'Europa è già tornata alla sua ordinaria disumanità. Nel Mediterraneo, ogni giorno, decine di disperati in fuga da fame e guerre stanno continuando a morire cercando di raggiungere le coste di Italia, Grecia e Spagna, ma – come ha sottolineato Don Ciotti, presidente nazionale di Libera – questi sono morti "che non fanno più notizia, ma non possiamo selezionare a seconda dei momenti e delle situazioni". Purtroppo la selezione c'è ed è palese, quelli che scappano dalle bombe di Putin fanno comodo per interessi geostrategici attuali e futuri: "In questo caso le deroghe si sono subito trovate", sottolinea ancora Don Ciotti, "mentre quelli con la pelle nera fanno ancora la fila per avere una serie di consensi nel nostro Paese". 

Come se non bastasse, Boris Johnson ha annunciato che trasferirà in appositi "centri di accoglienza" decine di migliaia di richiedenti asilo in Ruanda; naturalmente, esclusi i profughi ucraini, sulla cui pelle è in corso uno scontro imperialistico non minore rispetto all'invio di armi (ormai oltre il miliardo di dollari) all'esercito di Zelensky. Dire che il governo britannico li "trasferirà" è però fuorviante: si tratta a tutti gli effetti di una deportazione. D'altra parte, gli inglesi sono stati i precursori della pratica dei campi di concentramento, quando in Sudafrica – nella guerra anglo-boera di fine '800 – 27.000 civili boeri morirono nei lager voluti dal generale britannico Lord Kitchener, insieme ad altri 20.000 nativi africani. L'animo umano non progredisce, e la storia si avvita su se stessa in un modo sempre più sinistro: i nuovi lager ruandesi non nascono con una logica di sterminio (e ci mancherebbe), ma – spostando l'esame delle richieste d'asilo in un altro paese, e venendo così meno alle proprie responsabilità – sarà minata la pratica dell'asilo politico a livello globale; la stessa pratica che, spiega Filippo Grandi, commissario dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, "ha salvato migliaia di profughi, dall'Ucraina e da molti altri luoghi". Pensate poi il dramma di una persona, che – dopo il viaggio nel Sahara, mesi o anni nei campi libici, la traversata nel Mediterraneo su un gommone – si vede caricata su un aereo e rispedita in Africa senza venire non dico accolta, ma nemmeno ascoltata: la sua storia, la sua disperazione vale per il governo Johnson meno di merce guasta in un pacco Amazon (leggetevi "Fratellino" di Ibrahima Balde e Amets Arzallus Antia, se volete farvi un'idea di cosa significhi cercare di raggiungere l'Europa dal Nord Africa).

Un ultimo accenno al ritorno a questa ordinaria disumanità dell'Europa: la Turchia ha dato il via a una nuova operazione militare contro il Pkk e i gruppi del confederalismo democratico nati in Rojava e nel nord-Iraq. Si è tratta di raid in cui – oltre agli avamposti militari – sono stati colpiti cinque villaggi di civili nel distretto di Zarghan. Le bombe sono state sganciate fuori dai confini nazionali, ma la Turchia fa parte della Nato e quindi niente invasione; le diamo inoltre milioni per bloccare i profughi diretti in Europa, quindi meglio non disturbare il manovratore (a proposito di migranti usati come armi di ricatto). Erdogan, usando le parole di Draghi, è un "dittatore di cui però si ha bisogno" e bisogna essere pronti "a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese". Si pensava lo stesso anche di Putin, poi lui ha deciso di farsi i suoi di affari (a discapito dei nostri) e, improvvisamente, abbiamo riscoperto il suo lato sanguinario. Perchè c'è un limite a tutto, anche se vendi il gas al miglior prezzo sul mercato.

Profughi deportati in Ruanda e bombe sui curdi, il ritorno all'ordinaria disumanità

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