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Cronaca Serle

Bimba scomparsa, i resti tornano a casa: "Non trovo parole, il tempo si è fermato"

Presto dissequestrati i resti della piccola Iushra Gazi: la famiglia potrà organizzare i funerali. Il dolore di papà MdLiton: “Proviamo una grande sofferenza”

Potrebbero presto tornare a casa, a disposizione dei familiari, i resti della piccola Iushra Gazi, la ragazzina autistica di appena 11 anni scomparsa il 18 luglio del 2018 a Serle, sull'Altopiano di Cariadeghe: il suo cranio consumato dal tempo è stato casualmente individuato da un cacciatore tra i boschi di Caino, in linea d'aria a un paio di chilometri di distanza dall'area vasta delle ricerche.

In questi giorni l'esame del Dna ha confermato quanto già si sospettava: il teschio è proprio quello di Iushra. Sono stati confrontati i Dna di entrambi i genitori con quanto estratto da due denti del piccolo teschio. Si presume che i resti siano stati trasportati da animali, probabilmente cinghiali, che avrebbero anche scavato nel bosco un passaggio che nei momenti delle ricerche ancora non esisteva.

Il teschio presto dissequestrato

Intanto è atteso a breve il dissequestro da parte della Procura: i resti saranno consegnati ai genitori Mohamed Liton Gazi e Khanam Must Nurunnahar, che potranno quindi organizzare i funerali, a due anni e due mesi dalla scomparsa. “Non trovo le parole per dire quello che penso – spiega il padre – perché all'improvviso è come se il tempo si fosse fermato, e fosse tornato indietro. Proviamo solo un grande dolore e una grande sofferenza”.

C'è tanta tristezza ma anche un po' di rammarico: come riferito dall'avvocato Annalisa Zordan, legale della famiglia, “Gazi continua a dirsi molto amareggiato per il fatto che il cranio sia stato trovato così vicino ai luoghi delle ricerche: se si fosse cercato più a fondo, dice, forse sarebbe stata trovata prima”. 

La cronaca della triste vicenda

E' davvero l'ultimo e triste capitolo di una vicenda che si trascina ormai da oltre due anni. La bambina era sfuggita agli operatori dell'associazione Fobap, durante una gita sull'Altopiano di Cariadeghe. La macchina delle ricerche si era attivata in meno di due ore, poi proseguite per giorni e giorni, e riprese anche in autunno: in tutto l'altopiano (e nei dintorni) non era mai stata trovata una traccia, nemmeno una.

Dal punto di vista giudiziario, l'educatrice Roberta Ratti – considerata la responsabile della comitiva di ragazzi disabili che quel giorno era in gita – ha patteggiato una condanna di 8 mesi per omicidio colposo. Alla famiglia spetterà inoltre un cospicuo risarcimento. Il caso è chiuso, senza ulteriori approfondimenti: e ancora non si sa come è morta la bambina, se di stenti o se per una caduta.

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