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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Via Valsaviore

Omicidio Seramondi, il complice indiano: "Gli ho urlato di non sparare"

Due ore e mezza di interrogatorio a Canton Mombello per i killer dei coniugi Seramondi. Il pakistano ha confermato parola per parola la versione resa nella confessione di domenica. Prende le distanze, invece, l'indiano: non sapevo che Adnan avesse intenzione di uccidere.

Brescia - Mentre Muhammad Adnan, il pakistano che ha premuto il grilletto del fucile a canne mozze che ha freddato  Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, continua a ripetere la stessa versione dei fatti, il complice indiano prende le distanze dal gesto omicida.

Davanti al Gip Giovanni Pagliuca, che non ha sciolto la riserva sulla convalida dei due fermi, Sarbjit Singh ha affermato di non conoscere le intenzioni di Adnan. Stando a quanto raccontato dall'avvocato Nicola Mannatrizio, legale dell'indiano, il suo assistito non sapeva cosa andassero a fare a bordo del motorino e si è reso conto delle intenzioni e della situazione quando ha visto il pakistano estrarre il fucile. Inoltre, Sarbjit avrebbe anche urlato ad Adnan di non sparare. 

L'indiano avrebbe deciso di accompagnare il pakistano, che avrebbe conosciuto tempo fa e al quale avrebbe chiesto un lavoro nella pizzeria che gestiva, solo per incassare i 5000 euro promessi dal killer e inviarli alla propria famiglia. Sarbajit ha anche affermato di non avre preso parte all'agguato teso al dipendente albanese di Frank il primo luglio.

 Per gli inquirenti, invece, sarebbero stati gli stessi due uomini a sparare a Arban Corri, ma la pistola usata non è ancora stata trovata. Mentre il fucile utilizzato per freddare i Seramondi, che risulata rubato, il pakistano sostiene di averlo acquistato da una terza persona, della quale non ha, però, fatto il nome. 

Adnan continua a ribadire di aver sparato perché i coniugi Seramondi guadagnavano di più, di non aver preso ordini da nessuno e di non aver mai avuto rapporti con Frank e la moglie.  Il movente di Adnan non convince gli inquirenti che proseguono le indagini sui conti correnti delle vittime.

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