Panico e spintoni, la cronaca dell'incubo: "Ero convinto di morire"
La testimonianza di un ragazzo di Lonato che ha vissuto in prima persona l'incubo dell'incendio all'Art Club di Desenzano, sabato sera: “Credevo di non farcela”
Per lunghi attimi il locale sarebbe rimasto al buio, forse perché avvolto dal fumo. “Solo dopo abbiamo visto le luci d'emergenza, ma è stata una situazione che non auguro mai a nessuno. Ho perso la mano della mia morosa, l'ho sentita gridare, non so come sono riuscito a ritrovarla. Ho acceso la torcia del cellulare, ma non vedevo niente lo stesso. Ero convinto di non farcela, ero convinto di morire”.
“Forse è stato quello a salvarmi. Mi sono tranquillizzato, e con calma sono arrivato alle scale, verso l'unica uscita: ce la siamo cavata da soli. Siamo scesi subito, la mia fidanzata sputava nero, io avevo tutta la faccia sporca. Siamo saliti in macchina e siamo andati al pronto soccorso, siamo stati tra i primi. Siamo entrati in ospedale poco più tardi delle 2, avevamo gli occhi sbarrati, lei piangeva. Appena dopo di noi sono arrivati almeno altri trenta ragazzi. Ci siamo rimasti per dodici ore”.
La cronaca dell'evacuazione è varia: in gran parte regolare, ma non è mancato nemmeno qualcuno che si è quasi buttato di sotto dal primo piano, dalla ringhiera, in preda al panico. Sul posto sono arrivati Vigili del Fuoco da tutta la provincia e oltre, da Brescia, Desenzano, Salò e Castiglione, oltre a numerose ambulanze. All'interno del locale erano attivi anche gli operatori di Power Emergency, che in un comunicato spiegano di come si sia trattata di “una notte di forte apprensione e di grande lavoro per garantire a tutti di ricevere l'adeguata assistenza”.
Una lunga notte in ospedale, non solo per gli intossicati. “Vorrei ringraziare i medici e gli infermieri dell'ospedale di Desenzano – conclude Marco – perché dal punto di vista sanitario sono stati bravissimi, ci hanno trattato con vera umanità. Sono riusciti a tenere a bada una situazione di vera emergenza. Hanno controllato tutti fino all'ultimo, e tutti ci hanno fatto la radiografia al torace, anche se era piena notte, e le terapie di ossigeno”. Il cuore batte a mille, gli occhi sono ancora lucidi: di certo sarà impossibile dimenticare.