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Cronaca Erbusco

Imprenditore in ginocchio, picchiato a sangue: arrestati i rapinatori

Sono stati arrestati i quattro componenti della banda che negli ultimi mesi ha terrorizzato il Nord Italia: pochi giorni fa una tentata rapina anche a Erbusco

Armati e violenti, agivano con “tecniche militari”: erano considerati dei veri e propri “imprenditori del crimine”. Così scrive l'Ansa nel commentare gli arresti dei quattro rapinatori albanesi che negli ultimi mesi hanno terrorizzato il Nord Italia: sono stati arrestati dai carabinieri di Alessandria nell'ambito dell'operazione Ice Eyes, tradotto “occhi di ghiaccio”. Era questo l'unico indizio utile, almeno all'inizio: gli occhi chiarissimi, appunto di ghiaccio, del capobanda. L'unico elemento che i testimoni erano riusciti a ricordare e inquadrare.

La banda

A capo della banda il giovane Cesk Thani, 32enne residente a Legnano, in provincia di Milano. Insieme a lui sono finiti in manette anche Augustin Pjetergjokaj, 24 anni, e Kristjan Keci, 28 anni, entrambi residenti nel Milanese, e Kristjan Mehilli, che abitava invece a Tortona, in provincia di Alessandria.

Ai quattro vengono contestate diverse rapine, violente, in Piemonte e in Lombardia: sono arrivati a colpire anche nel Bresciano, dove pochi giorni fa avevano tentato di svaligiare la villa di un imprenditore di Erbusco, ma poi costretti a rinunciare per via dell'allarme e di circostanze rischiose.

Le rapine

Erano invece andate a segno le rapine di Cella Monte, provincia di Alessandria, e Trescore Balneario, provincia di Bergamo: nel primo caso l'imprenditore proprietario di casa era stato fatto inginocchiare e picchiato a sangue, pur di farsi consegnare la combinazione della cassaforte. Nel curriculum dei quattro rapinatori altri colpi mancati o andati a segno, anche a Parabiago, nel Milanese.

Nella disponibilità degli arrestati sono stati recuperati pistole, proiettili, attrezzi da scasso (piedi di porco e grimaldelli): per colpire utilizzavano una Bmw, già recuperata dai carabinieri. E' risultata intestata a un prestanome, proprietario (fittizio) di più di 300 automobili. Selezionavano con attenzione i loro colpi, e le loro vittime: ricchi imprenditori, che abitavano in grandi ville e in zone isolate. E quando la rapina riusciva, il bottino era ingente: “botte” da 10mila euro e anche più, orologi costosi, soldi in contanti, gioielli.

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