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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Gussago

La maxi frode al fisco è un affare di famiglia: arrestati marito, moglie, figlio e zia

Da un cascinale delle campagne di Gussago muovevano le fila di un'organizzazione dedita all’emissione di fatture false.

Da un cascinale immerso nelle campagne di Gussago muovevano le fila di un’organizzazione dedita alla sistematica evasione del fisco. Per questa ragione il 46enne Giuliano Rossini, la moglie Silvia Fornari, il loro figlio 22enne Emanuele e la zia materna Marta Fornari sono stati arrestati nelle scorse ore dalla guardia di finanza di Brescia. Le manette sono scattate al termine di una lunghissima indagine: al centro migliaia di fatture false, per un valore di oltre 500 milioni di euro, che sarebbero state emesse dal 2018 nell’ambito di attività dedite al commercio di materiale ferrosi.

Un lavoro lungo diversi mesi quello dei carabinieri e dei finanzieri, che sono riusciti a ricostruire il funzionamento e l’organizzazione del sodalizio. Le misure cautelari sono scattate nella mattinata di mercoledì 7 settembre e hanno raggiunto in tutto 27 persone, ma sono ben 73 gli indagati. Sulla base del quadro probatorio emerso, l'autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, immobili, veicoli e quote societarie per oltre 93 milioni di euro. I reati contestati, a vario titolo, sono: evasione fiscale, riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Ai principali indagati è stata contestata anche l’associazione a delinquere.

I nomi degli arrestati

Come detto, a capo dell’organizzazione c’erano Giuliano Rossini e la moglie Silvia Fornari: per loro, come per Giuliano Carlo Paganotti, Simone Della Valle, Flavio Guatta, Marco Pesenti, Renzo Forni e Giovanni Latempa si sono aperte le porte del carcere. Altre 14 persone sono ai domiciliai: oltre a Emanuele Rossini, figlio 22enne della coppia in carcere, anche la zia materna Marta Fornari, Gianluca Dolci, Roberto Bignami, Federico Boschetto, Alessandro Lucio Bugatti, Gerardo Lentini, Michele Logiudice, Nicola Buggeia, Enzo Pasotti, Marco Benzoni, Fabio Danieli, Roberto Prandelli e Giovanni Galeazzi. Per altri 5 indagati è scattato, invece, l’obbligo di dimora.

Come funzionava la frode

L’indagine è partita da una segnalazione arrivata, nel 2019, ai carabinieri di Gardone Val Trompia:  riguardava la scoperta di 113 bonifici eseguiti in poco tempo da un’azienda di Lodrino, poi risultata intestata a un operaio della Valtrompia.  Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i soldi erano destinati a soggetti cinesi e venivano versati su conti correnti esteri aperti in banche asiatiche. In tutto più di 34 milioni di euro che, secondo il gip, servivano a pagare fatture ritenute inesistenti. I soldi poi tornavano in Italia in contanti: trasportati, spesso in auto, dagli ‘spalloni’. Da lì i finanzieri hanno avviato gli accertamenti: ricostruendo una vasta rete di società cartiere, in realtà gestita dalla coppia finita in manette. Il giro di false fatture sarebbe servito per coprire gli acquisti e le vendite in nero di metalli ferrosi. 

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