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Cronaca Lograto

Prestiti al 240%: per tre bresciani condanne fino a 9 anni di carcere

Sono stati condannati (in primo grado) i tre bresciani coinvolti nella maxi-inchiesta scatenatasi a seguito dell'arresto del boss Giuseppe Pensabene

Usurai bresciani in trasferta in Brianza: secondo l'accusa, avrebbero prestato denaro a imprenditori in difficoltà con tassi d'interesse superiori anche al 240%, da restituire in un anno. Sono stati tutti e tre condannati in primo grado dal Tribunale di Monza, e con loro altre 15 persone coinvolte nella maxi-inchiesta che negli anni scorsi aveva incriminato (e condannato) il boss malavitoso Giuseppe Pensabene, residente a Seveso: lo stesso paese in cui era stato scovato il cosiddetto “tugurio”, un monolocale che sarebbe stato utilizzato dalla banda come “banca” per il viavai di denaro illecito, e dove sarebbero transitati centinaia di milioni di euro.

Le responsabilità bresciane

Come detto sono tre i bresciani tra i condannati eccellenti nella maxi-inchiesta milanese e brianzola. Tra loro il 57enne Giuliano Reboldi di Lograto, condannato a 9 anni e 6 mesi: è accusato di usura in concorso con tassi d'interesse fino al 240%, per i 30mila euro prestati a un imprenditore nel 2010. Reboldi è accusato anche di aver prestato soldi a Giambortolo Pozzi, ex dirigente sportivo di Brescia e Spal ed ex presidente del Lumezzane: in questo caso si parla di interessi di oltre il 50%.

Insieme a lui sono stati condannati anche Vittorio Baldini, 47 anni di Castrezzato, e Francesco Don, 56enne di Gavardo, rispettivamente a 9 anni e a 6 anni di reclusione. Baldini e Don sono accusati di aver preso parte ai “fondi neri” utilizzati dall'organizzazione criminale. Le 18 persone coinvolte nel filone dell'inchiesta sono state condannate, a vario titolo, per usura, estorsione, ricettazione, corruzione e favoreggiamento.

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