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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Maxi evasione fiscale, poi le mazzette: arrestati giudice e imprenditore

Sono 90 gli indagati e 4 gli arrestati nella maxi-operazione

Decine e decine di indagati, in tutto almeno 90, e poi quattro arresti che fanno rumore tra cui un imprenditore, un consulente fiscale, perfino un giudice tributario: sono finiti tutti nel mirino della Guardia di Finanza che con una maxi-operazione, coordinata dalla Procura di Brescia, è riuscita a smascherare un affare da 90 milioni di euro di evasione fiscale, con perquisizioni che hanno interessato 34 aziende in diverse province del Nord, oltre a Brescia anche Bergamo, Cremona, Milano, Novara, Bologna e Modena. 

L'avvio delle indagini

Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di corruzione, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta, emissioni di fatture per operazioni inesistenti. A far scattare le indagini, nello specifico, un controllo fiscale delle Fiamme Gialle nei confronti di una ditta bresciana, evasore totale dal 2013 al 2019: da qui sono emerse false fatturazioni per 12 milioni di euro e un articolato sistema di frode che prevedeva il mascheramento della provenienza illecita degli introiti dell'evasione anche attraverso l'acquisto di oltre 17 milioni di euro in fiches, utilizzati nei casinò di Venezia, Campione d'Italia, Sanremo e Saint Vincent.

I nomi degli arrestati

Gli approfondimenti sono durati più di due anni, fino alla conclusione delle indagini. I quattro arrestati sono Antonino Sortino, che sarebbe soltanto un prestanome, ma comunque coinvolto nelle false fatturazioni; l'imprenditore Luigi Bentivoglio, il consulente fiscale Giuseppe Fermo, il giudice Donato Arcieri, dottore commercialista. Secondo quanto riferito dalla GdF, Arcieri avrebbe pilotato la sentenza di un processo tributario, 255mila euro di imposte non versate, ricevendo in cambio sostanziose mazzette dal consulente fiscale, a sua volta pagato dall'azienda coinvolta.

Soldi nascosti nel tagliaerba

Tra gli episodi più clamorosi, nel giugno di un anno fa, il ritrovamento durante una perquisizione di un padiglione industriale di oltre 779mila euro in contanti, nascosti fra le travi del tetto, in un muletto e in un tagliaerba. L'imprenditore proprietario venne poi arrestato in flagranza di reato per istigazione alla corruzione: durante le ricerche, al momento del rinvenimento dei primi soldi, avrebbe offerto ai finanziari circa 70mila euro per interrompere gli approfondimenti. Gli è andata male. 

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