Commercio carburanti, maxi frode fiscale: sequestrati beni e soldi per 640mila euro
Il sistema fraudolento scoperto dalla Guardia di Finanza ruotava attorno a una società fittizia con sede nel Bresciano: consentiva a un distributore del Sebino di praticare prezzi molto più bassi rispetto alla concorrenza
Un sistema ben ingegnato e collaudato che ha permesso al titolare di un distributore di carburante del Sebino di praticare prezzi di vendita decisamente inferiori a quelli dei concorrenti. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Bergamo, al termine di una lunga indagine cominciata nel 2017.
La società al centro della frode fiscale aveva sede nel Bresciano, ma esisteva solo sulla carta. Stando a quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, era intestata a due prestanome e gestita di fatto da due soggetti di origine campana e ha omesso sistematicamente di versare le imposte.
Il sistema si basava sullo schema della cosiddetta "frode carosello": il carburante veniva acquistato dalla Bulgaria, in regime di non imponibilità Iva, e attraverso l'interposizione della società fittizia e un giro di false fatturazioni, ha consentito all'acquirente finale di comprare il prodotto a prezzi inferiori, sottraendo indebitamente l'Iva.
Gli acquisti di carburante, riferiti all'anno 2017, sono stati quantificati in 3.544.985 euro, sui quali è stata contestata un'Iva indebitamente detratta pari ad euro 639.259. Nei confronti del beneficiario dell’evasione la Procura di Bergamo ha quindi richiesto, e ottenuto dal gip, un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, per un importo pari a quello delle imposte evase. Sono quindi state sequestrate disponibilità finanziarie per oltre 414mila euro: saldo di conti correnti, titoli e quote di fondi d’investimento, oltre ad alcuni immobili valutati complessivamente circa 225mila euro.
Cinque le persone denunciate: l’amministratore della società operante nel settore del commercio di carburanti, titolare del distributore; un 44enne bergamasco per aver utilizzato false fatture finalizzate ad evadere l’Iva e altre 3 persone tutte di origine campana: uno era l'amministratore di diritto, gli altri due di fatto, della società fittizia attorno alla quale girava la frode.