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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Palazzolo sull'Oglio

Evasione fiscale: imprenditore arrestato insieme a moglie e nipote

Indagate 22 persone, 7 misure cautelari

Sette arresti per presunta indebita compensazione di crediti tributari e previdenziali inesistenti, reati fiscali, bancarotta fraudolenta, riciclaggio: è quanto prevede l'ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Milano Stefania Pepe nell'ambito della maxi-inchiesta coordinata dalla Procura meneghina e per cui sono già stati sequestrati beni e valori per 162 milioni di euro. 

Chi sono gli arrestati

Ci sono anche tre bresciani tra i destinatari delle misure cautelari: è già in carcere Francesco Paris, 57 anni e residente a Palazzolo dell'Oglio, considerato uno dei vertici della presunta associazione per delinquere su cui indaga la magistratura. Sono invece ai domiciliari la moglie di Paris, la 63enne Rosaria Alibrandi, e la nipote dell'imprenditore, la 47enne Eleonora Bana (anche lei abita a Palzzolo). Nel lungo elenco degli indagati (il totale è di 22 persone, tra cui appunto i 7 arrestati) ci sarebbero inoltre altri 6 bresciani.

L'indagine, come detto condotta dalla Procura di Milano, ha nel mirino il settore dell'edilizia: si è conclusa (per ora) nella giornata di giovedì con il sequestro preventivo di 162 milioni e 750mila euro a carico di 22 persone di cui una finita in carcere, appunto Francesco Paris, due ai domiciliari (la moglie e la nipote) e quattro destinatarie di obbligo di dimora. Nella mattinata del 9 febbraio sono stati eseguite ben 45 perquisizioni (è stata trovata e sequestrata anche una pistola): in azione sia i Carabinieri che la Guardia di Finanza.

I dettagli dell'indagine

Come riferito dagli stessi investigatori, sarebbe stata ricostruita una indebita compensazione di debiti previdenziali e assistenziali per almeno 59 milioni di euro, con crediti Iva, Ires e Irap inesistenti: ma anche reati fiscali per altri 58 milioni (tra cui dichiarazione infedele, omessa presentazione della dichiarazione Iva, omesso versamento di Iva e ritenute), una presunta bancarotta fraudolenta (con cui sarebbero stati distratti quasi 100 milioni di euro), 73 milioni di euro di denaro riciclato o autoriciclato dagli indagati, un debito al fisco che ammonterebbe a 173 milioni.

Il meccanismo si sarebbe basato su una serie di società fittizie, create ad hoc e intestate a prestanome, prive di qualsiasi operatività nonostante risultasse avessero decine e decine di dipendenti. Le "società fantasma" sarebbero servite per caricare la compensazione degli oneri fiscali, crediti impossibili da recuperare per l'erario, in quanto al primo sentore di accertamento sarebbero state messe in liquidazione.

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