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Cronaca

Epidemia di polmonite: altre 2 morti sospette, ed è boom di nuovi malati

Nuova impennata di accessi al pronto soccorso dopo la relativa calma di domenica: e spuntano anche due morti “sospette”, su cui già indaga la Procura

Allarme polmoniti, nuova impennata di accessi al pronto soccorso: dopo qualche giorno di relativa calma sono 26 i nuovi casi registrati solo lunedì, il doppio di quanto accaduto domenica. Tutti negli ospedali bresciani, con 20 nuovi ricoverati e un totale di 132 degenti. Per la prima volta l'epidemia ha sfondato quota 500: sono infatti 524 i casi accertati dai primi di settembre. Di questi sono 45 i positivi alla legionella, con nessun nuovo caso, almeno negli ultimi giorni.

Ma intanto la Procura sta già indagando su altri due decessi, considerate delle “morti sospette”: si tratterebbe di due persone originarie della Bassa Bresciana (e i suoi dintorni) morte per problemi respiratori, forse per polmonite. Della vicenda se ne sta occupando il sostituto procuratore Maria Cristina Bonomo: al momento non sono disponibili informazioni più dettagliate. Smentita invece la notizia secondo cui la morte di un neonato a Manerbio potesse essere in qualche modo collegata all'emergenza.

Dunque l'allerta rimane alta, altissima, mentre proseguono i campionamenti di Ats Brescia con il coordinamento di Regione Lombardia. “I primi risultati dei campionamenti sull'acquedotto – spiega l'assessore regionale Giulio Gallera – hanno permesso di escludere subito la possibilità che la causa della legionella fosse nella rete idrica. Per questo, non appena in possesso dei primi dati, ho ritenuto importante tranquillizzare subito i cittadini sul fatto che fosse possibile utilizzare senza problemi l'acqua”.

Riflettori puntati sulle torri di raffreddamento delle aziende, con i risultati più recenti che confermerebbero la contaminazione, e lungo lo scorrere del fiume Chiese, dove altri campionamenti hanno dato esito positivo ma per cui sarebbe difficile una diffusione del contagio, non esistendo irrigazione di tipo “a pioggia” che avrebbe potuto nebulizzare e quindi viralizzare l'eventuale batterio della legionella.

C'è una certezza scientifica. “Quello bresciano è senza dubbio – ha concluso Gallera – un caso anomalo mai registrato prima, proprio perché non si era mai verificato un numero così alto di polmoniti, e su un territorio così ampio”.

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