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Cronaca

Studentessa uccisa in chiesa dal sagrestano: il killer è fuori dal carcere

L’assassino di Elena Lonati, la studentessa brutalmente ammazzata nell'agosto del 2006 nella chiesa Santa Maria di Mompiano, da marzo gode dell’affidamento in prova e tra pochi mesi sarà libero a tutti gli effetti.

È già uscito dal carcere e tra pochi mesi - grazie ad alcuni sconti di pena - avrà saldato il suo conto con la giustizia e potrà rifarsi una vita. Nell’agosto del 2006 aveva brutalmente spezzato quella di Elena Lonati, una ragazza di soli 24 anni.

Wimal Chamile Ponnamperumage, ex sagrestano della chiesa Santa Maria di Mompiano, era stato condannato per omicidio a 18 anni e 4 mesi, ma in carcere ne ha trascorsi molti di meno. Dieci anni dopo l’omicidio della giovane studentessa aveva ottenuto la semilibertà e rientrava a Canton Mombello solo per dormire. Ora nemmeno quello: dalla scorsa primavera, sempre per buona condotta, gli è stata concessa la misura dell’affidamento in prova. Un provvedimento confermato a giugno: il 37enne lavora come cuoco in una cooperativa e tra pochi mesi sarà libero a tutti gli effetti. In tempo per ricostruirsi una vita, dopo aver brutalmente spezzato quella di una giovane studentessa. 

Elena Lonati morì nella tarda mattinata del 18 agosto del 2016: era andata in chiesa per accendere una candela e ricordare la nonna scomparsa ed era stata uccisa dal sagrestano, con il quale aveva avuto un diverbio poi degenerato. L'uomo di origine cingalese l’aveva invitata ad uscire,  perchè il santuario era già chiuso: dalla discussione era nato un battibecco e il giovane l’aveva spinta all’indietro. Con troppa forza: la 23enne era caduta, sbattendo la testa sul poggiapiedi di un banco da preghiera, perdendo i sensi.

Il giovane Chamile, che tutti chiamavano Camilllo, pare l’avesse creduta morta mentre lei era solamente svenuta: aveva recuperato dei sacchi di plastica nera e del nastro adesivo da cantiere, ricoprendo da cima a piedi Elena, tappandole la bocca, il naso e gli occhi.  Poi l'aveva trascinata sulla scala di un pulpito, per nasconderla: lei morì soffocata. 

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