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Cronaca Castegnato

Il pedinamento, poi il cranio sfondato a martellate: 10 minuti di furia omicida

Al via il processo per Ezio Galesi, accusato di omicidio

E' passato ormai un anno (era il 20 ottobre) dal brutale omicidio di Elena Casanova, 49 anni, a Castegnato: operaia all'Iveco e madre di una ragazzina, venne uccisa con 16 martellate dall'ex fidanzato Ezio Galesi. L'uomo è ora finito a processo - al via martedì 18 ottobre - con le accuse di omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, oltre che di calunnia. E' l'unico imputato, e per lui la Corte d'assisa ha predisposto una perizia psichiatrica, come richiesto dalla difesa, per capire se al momento dell'omicidio fosse in grado di intendere e di volere.

Galesi ha sempre parlato di un "raptus", anche se per gli inquirenti (e per la pubblica accusa) non sarebbe così: da qui l'ipotesi della premeditazione. Quel giorno Galesi avrebbe seguito Elena Casanova in auto, dopo aver bevuto un aperitivo nel solito bar della solita piazza. L'avrebbe pedinata per diversi minuti, allontanandosi solo pochi attimi: questo per andare a prendere il martello, che teneva in casa.

In pochi minuti orrore a Castegnato

L'avrebbe raggiunta e le avrebbe sbarrato la strada con la sua auto, impedendole di fare retromarcia: le si sarebbe poi avvicinato a piedi, brandendo il martello con cui avrebbe sfondato il finestrino e danneggiato parabrezza e carrozzeria. La donna, disperata, avrebbe provato a fuggire e a chiedere aiuto: ma sarebbe stata colpita 16 volte alla testa, con 16 martellate. Il medico legale intervenuto quel giorno, Daniela Ruffini, ha raccontato in tribunale che Elena Casanova avrebbe provato a difendersi: a coprirsi il volto e il capo, senza successo. Anzi subendo ulteriori lesioni alle mani e alle braccia: "Un’agonia è durata circa una decina di minuti", secondo Ruffini.

Il cranio sfondato a martellate

I colpi di Galesi avrebbero inferto profonde lesioni alla povera Casanova: di fatto le avrebbe sfondato il cranio a martellate. Dopo l'omicidio, Galesi non è scappato e non si è nemmeno allontanato. Di fronte a un vicino, intervenuto per le urla, avrebbe semplicemente detto: "Avevo detto che l'avrei fatto e l'ho ucciso, adesso chiama i carabinieri". E i carabinieri sono arrivati. Tra loro c'era anche Vincenzo Barresi, luogotenente della Sis, la Sezione investigazioni scientifiche, che ha ricostruito in aula i momenti dell'aggressione. Poco prima delle 19.15, quando la donna spense il motore. Venne raggiunta, aggredita, trascinata giù dalla sua auto - una Fiat Punto - e infine uccisa. A quanto pare senza pietà.

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