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Cronaca Castegnato

"Ho detto che l'avrei fatto": così Elena è stata massacrata in strada

Le avrebbe sfondato il cranio a martellate

Avrebbe pianificato tutto nei minimi dettagli, predisponendo da chissà quanto il crudele omicidio che purtroppo, mercoledì sera, ha davvero portato a termine. “L'ho uccisa io, l'avevo detto e l'ho fatto. Ero stufo”, avrebbe riferito ai primi arrivati sul luogo della tragedia, all'angolo di via Fiorita a Castegnato, periferia del paese, dove la vittima – la 49enne Elena Casanova, operaia all'Iveco di Brescia – abitava ormai da 15 anni. Il suo assassino è il 59enne Ezio Galesi, con cui aveva condiviso una relazione forse durata un paio d'anni, ma bruscamente interrotta ormai più di un anno fa. L'ultima volta che erano stati insieme, forse, durante il primo lockdown.

Da allora ci sarebbero stati diversi segnali, ma impossibile pensare fossero inequivocabili. Tra questi, una volta, le gomme dell'auto bucate: e poi una scritta sul muro, anzi su più muri, “Goditi 1.000 euro”, ovvero il presunto corrispettivo di lavoretti in casa che l'assassino avrebbe fatto gratuitamente. Impossibile pensare che un essere umano possa sfogare tanta rabbia e violenza sulla persona che solo pochi mesi prima diceva di amare. 

La ricostruzione del brutale omicidio

L'ha aspettata fuori casa, intorno alle 19. Sapeva che la figlia Alice, 17 anni, il mercoledì sera è via con il papà: Elena è salita sulla sua Fiat Punto quanto è stata bloccata, Galesi con la sua auto le ha tagliato la strada. Poi sono bastati pochi attimi. Galesi è sceso imbracciando un martello, ha sfondato il vetro del finestrino, l'ha trascinata giù, in strada, nonostante le grida disperate della donna che gli chiedeva di smettere. Niente da fare: la furia omicida si è compiuta a martellate, Elena Casanova è stata colpita più volte anche in testa, pare le abbia fracassato il cranio prima di smettere di colpire, e lasciarla a terra, esanime, in un bagno di sangue. L'assassino si sarebbe poi seduto vicino a lei, accendendosi una sigaretta e aspettando, inesorabile, l'arrivo delle forze dell'ordine.

La sigaretta e l'ammissione: "Sono stato io"

Sarebbe stato avvicinato da alcuni vicini di casa dell'ex compagna, allertati dalle urla. A loro avrebbe detto poche parole, in dialetto: “L'ho uccisa io, l'avevo detto e l'ho fatto. Ero stufo”. In lontananza le sirene delle ambulanze: sul posto anche l'automedica e un'autolettiga della Croce Verde, ma per la povera Elena già non c'era più niente da fare. Nel mentre già c'erano i carabinieri: l'hanno caricato in auto, lì è rimasto a lungo prima di essere trasferito in caserma, e interrogato. Non ci sono dubbi, ovviamente, sulle sue responsabilità (che potrebbe aver già ammesso): Ezio Galesi è accusato di omicidio volontario aggravato.

Il ricordo del paese per la povera Elena

Il suono e le luci delle sirene, qualche goccia di pioggia. Come se anche il cielo stesse piangendo, per ricordare Elena Casanova. Come detto era operaia all'Iveco, dove lavorava da tanti anni: attiva e combattiva in fabbrica, per difendere i suoi diritti, era anche un'appassionata ambientalista, tanto da aver più volte collaborato con Legambiente. Sotto shock la figlia e l'ex marito: i due erano appena andati via quando, poco dopo le 19, Galesi è arrivato sotto casa con l'intenzione di uccidere. Tutto il paese si stringe al cordoglio dei familiari, alla madre e al fratello di Elena: anche l'amministrazione comunale ha già espresso vicinanza.

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