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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Edison: via libera di A2A all'intesa, ma resta l'incognita sull'Opa

Il Cds di A2A, si legge in una nota, "ha approvato i principali elementi per la prosecuzione delle negoziazioni con Edf". Resta l'incognita del giudizio della Consob sul prezzo dell'Opa che Edf dovrà presentare sulle quote di minoranza di Edison

L'intesa con Edf per il riassetto di Edison, dopo il consiglio di gestione, passa l'esame del consiglio di sorveglianza di A2A e sarà esaminata oggi dal cda di Iren e da quello di Delmi, la holding dei soci italiani di Foro Buonaparte.

Sul riassetto pende però l'incognita del giudizio della Consob sul prezzo dell'opa che Edf dovrà lanciare sulle quote di minoranza di Edison (il 20% del capitale, di cui il 10% in mano alla Carlo Tassara). I francesi hanno subordinato l'accordo al fatto che la Consob riconosca, come prezzo, quello medio degli ultimi 12 mesi. Un valore di circa 0,85 euro ad azione e che non riconosce alcun premio alle minoranze. I francesi, ha spiegato il vice presidente di A2A, Rosario Bifulco, "si sono riservati di verificare che cosa dice la Consob sul prezzo dell'Opa" e, se la commissione dovesse imporre il pagamento di un premio per le quote dei soci di minoranza, "probabilmente ci sarebbe da rinegoziare". La prossima settimana Edf presenterà l'operazione alla Consob e, se necessario, formulerà un quesito per conoscerne l'orientamento.

A rendere dubbia l'esclusione di un premio ci sono le opzioni a tre e cinque anni concesse a Delmi sul 30% di Edison in suo possesso. Strumenti finanziari che hanno un valore anche se non quantificabile fino al momento dell'esercizio. "E' una valutazione che farà la Consob", ha detto il presidente del Cds di A2A, Graziano Tarantini. Sembra però difficile che, anche qualora la Consob dovesse alzare l'asticella del prezzo, i francesi facciano saltare l'accordo che, dopo un decennio, gli consegna il controllo di Edison.

Certo si tratterà di vedere a quanto ammonterà, se ci sarà, il premio imposto dalla Consob. Tarantini, al termine del consiglio di A2A, ha anche criticato la politica, intervenuta a più riprese sul riassetto senza riuscire a creare un'argine all'avanzata di Edf. L'accordo, ha spiegato, "é molto positivo ma resta un fondo di amarezza perché si poteva giocare una grande partita tutta italiana su Edipower e sul gas.

Ci sono state tante promesse ma mai una condivisione reale". Col senno di poi sarebbe stato meglio chiudere a marzo (quando Tremonti disse no ad accordi molto simili agli attuali), così "avremmo risparmiato tutto questo tempo e stress". Parole poi circoscritte con un apprezzamento per il ministro, Paolo Romani, e la fattiva collaborazione delle istituzioni anche se, a microfoni spenti, sono in molti che in A2A esprimono delusione per il ruolo del governo. In dirittura d'arrivo la partita Edison, per A2A si preparano altri fronti.

Bruno Tabacci non ha avuto parole tenere per una gestione della società che "in questi anni non ha portato a una crescita di valore": ora servono, ha detto l'assessore al Bilancio del Comune di Milano, "un capoazienda capace" e "una governance che funzioni".

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