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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Via Gezio Calini, 30

Migranti nella nostra provincia: a Chiari il 40% dei nuovi nati è straniero

Anche a Brescia il 22mo dossier sull'immigrazione realizzato da Caritas e Fondazione Migrantes: in Provincia oltre 185mila migranti residenti, di cui 40mila in città. A Chiari quattro nati su dieci sono stranieri

Ventiduesima edizione per il dossier Caritas Migrantes, la fotografia dettagliata di quello che è il fenomeno migratorio all’italiana, oltre cinque milioni di presenze sul territorio e una crescita che esponenziale è dire poco, dai 500mila dei primi anni ’90 una progressione su una scala di dieci volte, e la Provincia e la città di Brescia che si confermano realtà “in cui la presenza migratoria è tra le più significative”. Al Centro Paolo VI di Via Calini Anna Della Moretta, Franco Valenti, Mario Toffari e Piero Lanzi, e poi Franco Pittau e Giuseppe Bea, la breve presentazione del dossier sull’immigrazione che dal 1991 ad oggi è appuntamento fisso della stagione invernale.

Si parla di stranieri ma anche di “ospiti e cittadini”, in una Provincia che registra 185mila residenti (di cui quasi 39mila solo a Brescia città) dove non è difficile trovare classi e scuole “dove gli stranieri sono più degli italiani”, dove all’Ospedale Civile il 21% dei nati ha genitori stranieri, percentuale che alla Poliambulanza arriva a sfiorare il 28% e che invece in quel di Chiari si attesta addirittura su medie del 40%. Un fenomeno che in terra bresciana ha preso forma concreta e crescente a partire dal 1981, “il fatto migratorio che è soprattutto fatto umano, e per questo va sottratto alle fazioni politiche, perché il pregiudizio non viene mai da una parte sola”, e questi uomini e queste donne che “non sono solo numeri” anche se i numeri sono più che utili nella generale comprensione del fenomeno stesso.

Numeri che in Italia valgono più di ogni proclamo, cinque milioni di immigrati di cui almeno due milioni al lavoro, 500mila di questi nell’assistenza familiare (e diciamo pure badanti) e poi via via sparsi in industria ed edilizia, agricoltura e commercio, e spesso “cominciano con il lavoro in nero in attesa della prima occasione per uscire dal sommerso”. Accolti da un Paese che spesso mostra carenze e inadeguatezze “anche nelle misure di inserimento sociale”, un Paese come l’Italia che invece ha una storia che non si cancella, “30 milioni di emigranti dall’unificazione in poi”, centinaia di migliaia che sono partiti dalla Lombardia, in cerca di fortuna, e un sorriso amaro nel ricordare che “le carrette del mare sono un’invenzione italiana, le compagnie marittime che mettevano a disposizione le navi peggiori, e spesso utilizzavano gli immigrati come zavorra”.

Un fenomeno inarrestabile e che solo la crisi economica ha rallentato ma che tuttavia rimane “connaturato al sistema Italia”, un bambino su cinque ha una mamma straniera, in certi settori lavorativi il peso percentuale va ben oltre il 10%, e i dati ISTAT sul lungo periodo che parlano del 30% della popolazione italiana over 65 tra meno di 50 anni, 12 milioni di lavoratori in meno che dovranno per forza essere sostituiti da immigrati, fino ad occupare una quota del 25% della popolazione.

“La società italiana è stanca e ripetitiva, nell’Occidentale declino la diversità diventa uno stimolo, non possiamo più immaginare un futuro senza prevedere l’apporto di persone dall’estero, abbiamo bisogno di gente nuova se no anche la ricchezza è destinata a calare”. Per dirla alla tedesca, “un apporto demografico e occupazionale necessario, l’unica strada da percorrere per poter restare in equilibrio”, e se allarghiamo la nostra inquadratura è facile comprendere come mai i prossimi Stati Uniti d’Europa guardano con interesse alla Turchia, al numero dei suoi abitanti, all’età mediana della sua gente che a malapena raggiunge i 25 anni.

I flussi migratori legati a filo doppio alle necessità dell’economia e del lavoro, e con la crisi si paventa pure l’ipotesi di una sensibile riduzione, e pure di un immigrazione al contrario, un ritorno in patria: “Non possiamo permetterlo, sarebbe una drammatica involuzione. Le migrazioni sono un fenomeno inevitabile e una risposta strategica, in un mondo attraversato da crisi politiche ed economiche, segnato dall’ineguale sviluppo e dalla disuguale distribuzione della ricchezza”.

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