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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Desenzano del Garda / Via Luigi Einaudi, 10

Desenzano: dopo 50 anni chiude l’edicola della stazione

A Desenzano la storia della signora Carla, che dal 1981 gestisce l'edicola della stazione ferroviaria: e prima di lei anche la mamma, fin dagli anni '60. Affitto troppo alto, e le Ferrovie dello Stato che non fanno una piega

Un’altra ‘bottega’ storica rischia di chiudere i battenti, e una volta per tutte: siamo nel ‘cuore’ di Desenzano del Garda, tra gli archi e gli spazi della stazione ferroviaria, nell’edicola “che tutti conoscono”, quella della signora Carla che ha accompagnato pendolari e residenti, dal 1981 ad oggi.

Una storia che in realtà comincia ben prima, più di 50 anni fa, una gestione familiare passata da mamma a figlia, e che ora pare destinata a passare altrove. Un affitto da 1422 euro al mese più IVA al 22%, che in tutto fanno euro 1807, da versare ‘direttamente’ alle casse delle Ferrovie dello Stato, che detengono la proprietà dello stabile.

“Perché chiudo? – racconta la signora Carla – Perché non ci sto più dentro. E ne soffro, tanto. Non voglio avere debiti, è per questo che non ce la faccio più. Avessi ancora 20 anni ci ripenserei. Ma un mese in più o in meno ormai non cambia, ormai ho deciso”.

A poco è servita la ‘mobilitazione’ dei pendolari e degli amici, “tieni duro, non mollare”. Il problema non si risolve: “C’è la crisi per tutti, anche per la carta stampata. E quindi si vendono meno giornali. Non che ci siano mai stati i tempi d’oro, con l’edicola i soldi non si fanno, ma comunque si vivacchiava. Ora invece è impossibile. Ci tenevo a continuare, questo è un bellissimo lavoro perché parli con tantissima gente. Ripeto, non che ci abbia mai guadagnato molto, ma ero brava a risparmiare. Ora sono più le spese che le entrate”.

Tanti i fattori che hanno inciso, non solo il canone d’affitto troppo elevato: pesa pure l’incuria della struttura, una stazione ‘vecchia’ 170 anni e che col tempo qualche crepa l’ha mostrata. Anche nella piccola edicola, spiega ancora Carla, “infiltrazioni d’acqua peggio di un piccolo ruscello”.

E la storia parallela dell’edicola della stazione di Verona, che pure non solo “una fermata di transito”, ma che è rimasta chiusa per sei mesi, e ora vende un po’ di tutto, anche vino e gadget. Non basta più l’aiuto della figlia Sonia, troppo impegnata dai bimbi piccoli. O dell’amato marito, ormai defunto, poche settimane fa.

Intanto trattative aperte per la cessione, se ne parlerà a gennaio. Ma è troppo tardi per tornare indietro: “Ormai ho deciso”. Parole come macigni, purtroppo condivise anche dai commercianti che stanno “al di là”, dall’altra parte della strada.

“Qua è tutto vecchio – raccontano – e sarebbe tutto da mettere apposto. Ma gli affitti sono troppo alti, ci sono le spese fisse, e l’aumento dell’IVA. Solo quello ha ridotto moltissimo il nostro margine di guadagno”. Cambia la forma, magari stavolta i proprietari sono privati. Di certo non cambia la sostanza.

L’affitto non si abbassa, anzi. Perché? “Perché tanto il padrone sono io”.

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