Professoressa uccisa a coltellate: chiesti 21 anni di carcere per il marito
L’uomo era stato assolto in primo grado perchè ritenuto incapace di intendere e di volere
Sono passati 2 anni e mezzo dalla terribile notte in cui fu uccisa Cristina Maioli nel suo appartamento di via Lombroso, in città. La donna - professoressa di lettere all’Itis Castelli di Brescia - venne colpita con un mattarello e poi accoltellata alla gola e alla gambe dal marito Antonio Gozzini. Dopo il delitto, l’uomo rimase a vegliare il corpo per più di 24 ore, prima di avvisare la domestica: “Cristina è morta. E presto morirò anch'io”.
La sentenza di primo grado - arrivata poco più di un anno dalla tragedia - fece parecchio discutere: Gozzini venne infatti assolto all'accusa di omicidio volontario perché giudicato incapace di intendere e di volere. Per i giudici quello fu un vero e proprio raptus, scatenato da un “delirio di gelosia” che non l'avrebbe reso capace di comprendere quello che stava facendo.
Ma per il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, l’uomo - che ora ha 81 anni - era invece capace di intendere e di volere: nel corso del processo d’appello l’accusa ha chiesto una condanna di 21 anni di carcere.