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Cronaca

Ragazzino in balia della baby gang: soldi e minacce per riavere lo smartphone

Derubato della bicicletta e dello smartphone, si era rivolto agli agenti del Commissariato

Nel maggio scorso avevano derubato un ragazzino di 16 anni, sottraendogli prima la bicicletta e poi lo smartphone: per riaverli avrebbe dovuto pagare centinaia e centinaia di euro, in un circolo vizioso probabilmente senza fine. Ma a concludere la vicenda con un lieto fine ci ha pensato il Commissariato di Polizia di Crema, coordinato dal vicequestore Bruno Pagani, che in questi giorni ha dato esecuzione alla misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale dei minori di Brescia.

Per il “capetto” della baby gang che agiva nel Cremasco, un 16enne di origine egiziana, è scattato così l'obbligo di permanenza in casa con il divieto di comunicare con persone diverse da quelle con lui conviventi: di fatto è come se fossero gli arresti domiciliari, ma per i minori. Il giovane è indagato per tentata estorsione e ricettazione, e con lui anche i suoi due complici (un ragazzo marocchino di 15 anni e un italiano di 17).

La cronaca dell'accaduto

I fatti, come detto, risalgono alla scorsa primavera. Risale al maggio scorso la denuncia presentata dal 16enne: si era presentato in Commissariato “visibilmente agitato e spaventato”, riferendo alla Polizia di Stato che ignoti lo avevano derubato della bici e del cellulare. Per tornare in possesso dei suoi beni avrebbe dovuto consegnare agli autori del reato una somma di denaro, in luogo isolato di Crema, in tarda sera.

L'incontro è stato confermato, ma nel frattempo gli agenti del Commissariato si erano appostati nelle vicinanze, in abiti borghesi. I tre giovanissimi criminali si sono fatti consegnare 100 euro, come d'accordo, ma anziché consegnare lo smartphone si sono limitati a restituire la sim, chiedendo altri soldi per poter riavere il resto del maltolto. Concluso lo scambio, i poliziotti sono intervenuti bloccando i ragazzi.

Le conclusioni delle indagini

Le successive perquisizioni in casa hanno permesso di recuperare sia la bicicletta che lo smartphone: la refurtiva è stata subito riconsegnata al legittimo proprietario. Sono stati tutti e tre indagati in stato di libertà: a poche settimane dall'accaduto è arrivata l'ordinanza del Tribunale dei minori di Brescia, su richiesta della pm Lara Ghirardi, “che condivideva – si legge in una nota – le risultanze investigative del Commissariato, emettendo nei confronti del 16enne di origini egiziane la misura cautelare in argomento, ritenendolo il personaggio centrale della vicenda delittuosa”.

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